Appello del Papa contro le mine anti-uomo

<br />CITTA’ DEL VATICANO – Di fronte ai mali del mondo “non dobbiamo rifugiarci in pie frasi”. La verità esigente del cristianesimo è che quanto più si compiono gesti di rinuncia per amore di Dio, “tanto più grande e ricca diventa la vita”. Con questo insegnamento, che ha detto di aver sperimentato più volte nella sua vita, Benedetto XVI ha concluso la Messa solenne della Domenica delle Palme in una Piazza San Pietro affollata di fedeli. All’Angelus, il Pontefice ha poi levato due appelli: per la firma della Convenzione che mette al bando le mine antiuomo, da parte degli Stati che non l’hanno ancora sottoscritta, e perché la comunità internazionale si impegni per far cessare le tragedie in mare degli immigrati. Quindi, il Papa ha benedetto il passaggio della Croce della Gmg dai giovani australiani a quelli spagnoli, che organizzeranno il prossimo raduno a Madrid nel 2011. Un passaggio che da 24 anni è simboleggiato, nel giorno della Giornata mondiale della gioventù, proprio dalla Croce che passa di mano in mano ai giovani, cristiani di oggi e soprattutto di domani.
Ed è proprio in mezzo alla piazza “giovane”, tra gli striscioni e gli ulivi alzati dalle migliaia di ragazze e ragazzi riversatisi nel colonnato del Bernini illuminato dal sole, che Benedetto XVI è passato a piedi, guidando la processione delle Palme – resa più suggestiva dalla composizione floreale donata dalla Regione Puglia – e ricordando poco dopo all’omelia l’“essenziale” di quel pellegrinaggio che Cristo compì entrando a Gerusalemme a dorso d’asino ma come Signore di un nuovo Regno:

 
“Il vero scopo del pellegrinaggio deve essere quello di incontrare Dio; di adorarlo e così mettere nell’ordine giusto la relazione di fondo della nostra vita. Cari amici, per questo ci siamo riuniti qui: Vogliamo vedere Gesù. A questo scopo, l’anno scorso, migliaia di giovani sono andati a Sydney. Certo, avranno avuto molteplici attese per questo pellegrinaggio. Ma l’obiettivo essenziale era questo: Vogliamo vedere Gesù”.
In sette lingue Benedetto XVI ha salutato al termine dell’Angelus la folla dei fedeli, non prima di essersi appellato ai governi di tutto il mondo circa due problemi che richiedono interventi solleciti. A 10 anni dall’entrata in vigore della Convenzione per la messa al bando delle mine antipersona e dopo la recente apertura alla firma per la convenzione per l’interdizione delle munizioni a grappolo, ha detto anzitutto il Papa:

 
“Desidero incoraggiare i Paesi che non lo hanno ancora fatto a firmare senza indugio questi importanti strumenti del diritto internazionale umanitario, ai quali la Santa Sede ha dato da sempre il proprio appoggio. Esprimo altresì il mio sostegno a qualsiasi misura intesa a garantire la necessaria assistenza alle vittime di tali armi devastanti”.

 
Poi, con toni accorati, Benedetto XVI ha affrontato il temi dei viaggi che migliaia di immigrati intraprendono dall’Africa verso l’Europa con esiti spesso devastanti, come accaduto giorni fa quando 200 persone salpate dalla Libia sono naufragate nel Mediterraneo. “Non possiamo rassegnarci a tali tragedie, che purtroppo si ripetono da tempo”, ha esclamato il Pontefice pregando per le vittime e invitando Unione Europea e nazioni africane ad adottare strategie “urgenti” e “adeguate misure di carattere umanitario, per impedire – ha incalzato – che questi migranti ricorrano a trafficanti senza scrupoli”: 

 
”Mentre prego per le vittime, perché il Signore le accolga nella sua pace, vorrei osservare che questo problema, ulteriormente aggravato dalla crisi globale, troverà soluzione solo quando le popolazioni africane, con l’aiuto della comunità internazionale, potranno affrancarsi dalla miseria e dalle guerre”.