Settimana Santa: Gesù rivela la sua umana impotenza

<br />CHIAVARI – Anche noi chiediamo gesti di potenza, ma Gesù si fa conoscere nella sua umana impotenza. La passione raccontata dall’apostolo Marco mette al centro Gesù non nel momento dell’esaltazione, ma nella sofferenza. Soltanto sulla croce lo si può incontrare davvero. Lo ha detto il Vescovo diocesano durante l’omelia della S. Messa per la domenica delle palme. Durante questa celebrazione, che ha il tono della gioia e del dolore, – ha spiegato Mons. Alberto Tanasini – il Vangelo di Marco colpisce per la sua intelligenza. E’ caratteristica dell’apostolo il nascondimento di Gesù che da una parte lotta contro il male e dall’altra ha la pretesa di non essere riconosciuto, non vuole che si parli di lui. Soltanto durante la passione, si dichiara: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. E Gesù rispose: “Io lo sono!” Marco ci fa comprendere che si può conoscere Gesù solo adesso, quando cadono tutte le ambiguità e le speranze. Anche noi – ha dunque invitato il Vescovo – dobbiamo imparare a guardare la croce. “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero questo uomo era Figlio di Dio!». Sono le parole del Vangelo di Marco. Mons. Tanasini le ha ricordate per spiegare il mistero di questa morte. “Perché al centurione si aprono gli occhi sentendo solo quel grido? Era un grido di vittoria o di compimento?” si è chiesto il Vescovo. Noi non possiamo saperlo, di certo è un grido di morte capace di suscitare la fede di un uomo. Chiediamo al Signore – ha detto ancora – di conoscere questo modo misterioso di morire che bussa al cuore degli uomini ed è capace di affermare la grandezza del figlio di Dio. E lo dobbiamo fare in questo tempo in cui si gioca con la morte, vista come esito della stanchezza della vita. Ma se noi ci rispecchiamo nella morte di Gesù – ha esortato Mons. Tanasini – non possiamo non renderci conto che è piuttosto l’esito vittorioso della vita, quando questa è obbediente, affidata, è un atto di fede. E non di una fede entusiasta, vissuta sul momento, bensì fondata e scaturita dalla riflessione.