Risolto il mistero dell’esplosivo abbandonato a Principe

</p>GENOVA – Nessuna pista sovversiva, ne tantomeno un intrigo internazionale, ma una diatriba familiare per l’affidamento dei tre figli minorenni, ora alle cure dei servizi sociali del Comune di Cogorno. Con le perquisizioni effettuate questa mattina dai carabinieri del ROS e del comando provinciale di Genova, che hanno portato all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare, è giunto all’epilogo il mistero dei 64 candelotti di esplosivo e del verbale in spagnolo riguardante una perquisizione della polizia panamense ritrovati all’interno di uno zainetto blu abbandonato per più di un anno e mezzo nel deposito bagagli della stazione ferroviaria di Genova Principe e poi donato, lo scorso 31 gennaio, alla Comunità di San Benedetto al Porto di Don Andrea Gallo. A muovere le fila di questa vicenda, per certi aspetti quasi surreale, il tentativo di incastrare e screditare da parte di un imprenditore edile di Cogorno, di 55 anni, quella che fino a qualche anno fa era la sua convivente, conosciuta a Panama nel 1995 e madre dei suoi tre figli. E per allontanarla definitivamente e ottenere l’affidamento dei figli, l’uomo, che attualmente si trova in carcere a Chiavari, ha architettato tutta la messa in scena. Ha comprato l’esplosivo da un ex minatore di Ne, già finito nell’attenzione degli inquirenti alcune settimane fa e attualmente sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di Ne, lo ha messo all’interno dello zainetto poi lasciato al deposito bagagli della stazione insieme al verbale della polizia panamense recuperato tramite amicizie in sud America, e ha spedito il 26 luglio del 2007 una lettera anonima al Comando Provinciale dei Carabinieri nella quale si accusava la donna di traffico di esplosivi per conto di un gruppo terroristico sudamericano di matrice Anticastrista, questo per avere un interessamento sull’affidamento dei suoi tre figli minorenni. Gli uomini dell’arma a suo tempo erano intervenuti ma dai controlli non era emerso nulla di rilevante per cui dello zainetto con l’esplosivo non si era più avuto notizie fino al ritrovamento casuale a gennaio. L’eplosivo, già fortemente deteriorato, era poi stato subito fatto brillare. Una diatriba familiare che solo per puro caso non ha avuto conseguenze più gravi.