Papa: la crisi economica colpisce i più deboli e indifesi

</p>CITTA’ DEL VATICANO – “Nessuno è padrone della propria vita” e “tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla”. Benedetto XVI all’Angelus, nell’odierna Giornata per la Vita, ha richiamato ancora una volta il dramma della crisi economica che colpisce i più deboli e indifesi, auspicando maggiore impegno per uno “sviluppo umano integrale”. “La forza della vita, una sfida per la povertà”: “mi associo volentieri” – ha detto il Papa – al messaggio scelto dai vescovi italiani per la Giornata nazionale della Vita. “Nell’attuale periodo di difficoltà economica – ha infatti spiegato – diventano ancora più drammatici quei meccanismi che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi. “Tale situazione, pertanto, impegna a promuovere uno sviluppo umano integrale per superare l’indigenza e il bisogno, e soprattutto ricorda che il fine dell’uomo non è il benessere, ma Dio stesso e che l’esistenza umana va difesa e favorita in ogni suo stadio. Nessuno, infatti, è padrone della propria vita, ma tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla, dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale”. Giornata – ha ricordato Benedetto XVI – che nella Diocesi di Roma si prolunga nella “settimana della vita e della famiglia”. Auguro la buona riuscita di questa iniziativa ed incoraggio l’attività dei consultòri, delle associazioni e dei movimenti, come pure dei docenti universitari, impegnati a sostegno della vita e della famiglia”. Ispirata dalla liturgia odierna la catechesi del Santo Padre, che prima di recitare l’Angelus si è soffermato sulla chiamata divina di Isaia, sulla pesca miracolosa cui assiste Simon Pietro e sulla coscienza di Paolo di essere indegno al cospetto di Dio, sottolineando la loro testimonianza di umiltà. “In queste tre esperienze vediamo come l’incontro autentico con Dio porti l’uomo a riconoscere la propria povertà e inadeguatezza, il proprio limite e il proprio peccato. Ma, nonostante questa fragilità, il Signore, ricco di misericordia e di perdono, trasforma la vita dell’uomo e lo chiama a seguirlo.” Quindi l’esortazione del Papa a “non concentrarsi sui propri limiti, ma a tenere lo sguardo fisso sul Signore e sulla sua sorprendente misericordia, per convertire i cuore, e continuare, con gioia, a lasciare tutto per Lui”. “‘L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore’ (1 Sam 16,7), e rende degli uomini poveri e deboli, ma che hanno fede in Lui, intrepidi apostoli e annunciatori della salvezza”. Da qui l’indirizzo speciale rivolto ai presbiteri in questo Anno sacerdotale: “Invito tutti i sacerdoti a ravvivare la loro generosa disponibilità a rispondere ogni giorno alla chiamata del Signore con la stessa umiltà e fede di Isaia, di Pietro e di Paolo”. Poi l’invocazione alla Madonna: “Maria susciti in ciascuno il desiderio di pronunciare il proprio “sì” al Signore con gioia e dedizione piena”. Nei saluti finali Benedetto XVI ha ricordato ai fedeli che l’11 febbraio, memoria della beata Vergine di Lourdes, nella Giornata mondiale del malato, celebrerà al mattino la Santa Messa con gli ammalati nella Basilica di San Pietro.