Centrafrica, Unione Africana al lavoro per il dialogo

BANGUI – In un’intervista rilasciata al giornale cattolico La Croix, l’arcivescovo di Bangui mons. Dieudonné Nzapalainga ha detto di credere ancora nel dialogo e di considerare anzi questa strada come l’unica praticabile: “Non ci sono alternative” ha detto l’arcivescovo, sottolineando che al di là delle differenze, la popolazione centrafricana condivide esigenze fondamentali come è la pace, ingrediente “di un’economia prospera, dello sviluppo, del benessere, della sanità, dell’istruzione”. Mons. Nzapalainga ha escluso una connotazione religiosa del conflitto (musulmani del nord contro cristiani del sud) e affermato che esso “è legato a un senso di ingiustizia e del mancato rispetto di promesse”. Intanto il Paese resta diviso in due. Secondo fonti locali della Misna la posizione del presidente François Bozizé si è rafforzata nelle ultime ore grazie all’arrivo a Bangui di truppe militari inviate dai Paesi vicini nell’ambito della Forza multinazionale dell’Africa centrale, dispiegata dal 2008 per contribuire alla stabilizzazione del Paese. L’Unione Africana sta intanto lavorando per portare le due parti a un tavolo negoziale a Libreville, in Gabon. Dall’inizio dell’offensiva, cominciata lo scorso 10 dicembre, i ribelli sono riusciti a prendere il controllo delle principali città del centro nord, senza incontrare grande resistenza. Nato lo scorso agosto su iniziativa di elementi dissidenti della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (Cpjp) e della Convenzione dei patrioti della salvezza e del Kodro (Cpsk), Seleka ha assorbito anche l’Unione delle forze democratiche per il raggruppamento (Ufdr). L’obiettivo dichiarato fino a pochi giorni fa era di arrivare fino a Bangui per destituire Bozizé, accusato di non aver attuato gli accordi di pace firmati a partire dal 2007.