Francesco incontra i giovani messicani: “Non cedete alle lusinghe del mondo”

CITTA’ DEL MESSICO – Il Papa che canta con i 50 mila giovani riuniti nello stadio di Morelia è l’immagine dell’entusiasmo e della passione che il successore di Pietro ha messo nell’icontrare i ragazzi. Il canto, il volo dei palloncini, le bandiere, i fazzoletti, e le coreografie, hanno seguito il forte incoraggiamento di Papa Francesco, che ha continuato a ripetere la necessità di condizioni di vita migliori per un autentico riscatto sociale. Sociale e umano, però, perchè il Papa ha anche stigmatizzato i discorsi che svalutano, che fanno immaginare di non importare a nessuno. Ma tutto, ha detto, parte dalla famiglia, dove si impara a condividere. La famiglia è la prima scuola della nazione, ha aggiunto il Papa. Ma la vera parola di speranza è Gesù, ha proseguito, invitando i giovani ad abbracciare la sua croce e a non staccarsi mai dalla sua mano, perchè con la mano di Gesù è possibile vivere a fondo. Di qui l’invito ad ascoltare una chioamata che non sia quella che normalmente viene offerta ai ragazzi messicani: la chiamata di Gesù, che invita a costruoire anche oggi un santuario, come fece con l’indio Juan Diego la Madonna di Guadalupe. Ma qui i ragazzi troppo spesso sono vittime della violenza, e dei trafficanti di morte; ed ecco allora il suggerimento ai giovani: “Siate furbi come serpenti e umili come colombe”.  Attenzione dunque alle lusinghe del mondo, perchè la principale minaccia alla speranza è farti credere che cominci a valere quando diventi importante, quando hai denaro, quando sei riconosciuto, prestigioso, o sei vestito alla moda, ma in fondo il tuo cuore non crede che tu sia degno di affetto, degno di amore.