Lavagna, Comune sciolto per mafia

ROMA – C’è il fondato sospetto che l’attività amministrativa del Comune di Lavagna sia stata inficiata da infiltrazioni di stampo mafioso: è questo il motivo per cui il Ministero dell’Interno ha provveduto al commissariamento, sulla scia del rapporto inviato dalla commissione composta ad hoc, formata da due vice prefetti e da un dirigente e coadiuvata dalle forze dell’ordine: entrata in azione subito dopo le dimissioni della Giunta Sanguineti, la commissione ha inviato la sua relazione al Ministero il 10 gennaio scorso. Ora è arrivata la risposta ufficiale: conseguentemente, sarà istituita una commissione straordinaria, composta da tre funzionari statali: riceverà un mandato per un periodo compreso tra 12 e 18 mesi, prorogabili sino ad un massimo di 24; le nuove elezioni, pertanto, saranno indette al più presto nella primavera del 2018 o addirittura del 2019.
Tale provvedimento significa, comunque, che vi è stato un condizionamento di stampo mafioso: gli amministratori locali erano consapevoli di agire sotto la pressione di organizzazioni criminali; nella fattispecie, si trattava del clan Rodà-Casile: cinque ‘ndranghetisti erano stati portati in carcere nel giugno 2016; due complici sono stati arrestati la settimana scorsa. Il 20 giugno 2016 vennero messi agli arresti domiciliari tre esponenti politici, l’ex Sindaco Pino Sanguineti, la deputata Gabriella Mondello e il consigliere comunale Massimo Talerico, sospettati di avere chiesto un voto di scambio e di avere effettivamente restituito i favori pattuiti. Successivamente, i tre esponenti vennero liberati, pur rimanendo sottoposti alle indagini. Sono incolpati anche di abuso d’ufficio in merito alla proroga del contratto d’affitto del sito di Madonna della Neve di proprietà dei Nucera, usato per lo stoccaggio dei rifiuti.