Padre Armanino dal Niger, “i migranti non sono oggetti”

NIAMEY – Il deserto del Niger viene spesso definito come un “corridoio” per tante persone che intraprendono la strada della migrazione verso l’Europa e non. Oggi, gli occhi della politica internazionale cercano di capire qualcosa di più di questo fenomeno scavando proprio tra le dune sabbiose del Sahel. Per far chiarezza sulla situazione, interviene oggi padre Mauro Armanino, missionario SMA di Casarza L. a Niamey. La sorpresa è grande, scrive in una mail: “si parla dei migranti come oggetti in mano a trafficanti, e non si dice nulla sulle motivazioni che possono spingere a migrare altrove anche con il rischio della vita”. “Neppure – aggiunge il religioso – viene fiorata l’idea che emigrare regolarmente è praticamente impossibile date le attuali condizioni dei visti d’ingresso. Infatti, sottolinea ancora padre Armanino, è difficile snocciolare numeri quando si parla di migranti transitati dal Niger poiché nel Paese africano, da qualche tempo, la migrazione è diventata un atto criminale. E, prosegue, com’è possibile parlare di file di camion pieni di migranti quando nel frattempo ad Agadez gli autisti e i ‘passeur’ stanno scioperando per mancanza di lavoro? Lo sguardo del religioso è preciso: in Niamey opera ormai da anni e sa che se certe cose non vengono dette è perché, scrive nella mail, la Francia, come l’Italia, bada ai propri interessi.
Piuttosto, padre Armanino chiede rispetto per le persone che fuggono ogni giorni da guerre, persecuzioni o carestie. C’è un diritto riconosciuto dalla dichiarazione universale dei diritti umani – spiega – che riconosce il diritto alla mobilità, che implica la possibilità di lasciare anche il proprio Paese. Dovremmo saperne qualcosa, commenta padre Mauro Armanino, milioni di connazionali hanno lasciato l’Italia. Infine, ricorda che il Niger integra lo spazio dell’Africa Occidentale che prevede la libera circolazione di beni e persone, dunque non ha il diritto di fermare i migranti ad Agadez o Arlit – come molti vorrebbero – in quanto situate molto lontano dalle frontiere di Libia e Algeria.