Protezione dei minori nella Chiesa: serve una maggior presa di responsabilità

VATICANO – La prima giornata dell’incontro in Vaticano sulla protezione dei minori nella Chiesa è stata aperta dalla relazione del cardinale Luis Antonio Tagle: “In questo momento di crisi, originato dall’abuso dei bambini e dalla nostra cattiva gestione di questo crimine”, ha detto il porporato, la strada per portare guarigione è quella, prima di tutto, di avvicinarsi alle ferite della gente, senza avere paura di essere feriti, riconoscendo i nostri peccati per poter dare una testimonianza autentica, secondo una prospettiva di fede ed ecclesiale, affinché la Chiesa sia capace di procedere in una missione di riconciliazione con il mondo ferito.
Nella seconda parte della sua relazione, l’Arcivescovo di Manila ha affrontato il tema della giustizia e del perdono, perchè, ha detto il porporato, la giustizia è necessaria, ma da sola non basta a guarire il cuore dell’uomo: occorre dunque prendere sul serio la ferita di risentimento e di dolore e la necessità di guarigione.
Un secondo aspetto, approfondito nei lavori in Vaticano, è stato quello dell’assunzione di responsabilità: lo ha affrontato mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede e membro del Comitato organizzativo dell’incontro in Vaticano. Nella sua relazione, il pastore ha affrontato i molti elementi che diedero origine alla crisi, per poter diagnosticare le cause, come indicato da Papa Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici di Irlanda. Mons. Scicluna ha invitato dunque ad agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione.
Ha ripreso invece la Lettera di Papa Francesco al Popolo di Dio, il cardinale Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà, che ha affrontato il tema della responsabilità dei vescovi, partendo però dalla radice della crisi, individuata dal porporato in un travisamento del significato del ministero, a fronte del quale è necessario un cambiamento profondo di mentalità. Di qui l’invito alla stesura di un codice di condotta che sostenga i vescovi nel loro compito, nella consapevolezza del fatto che ciascun pastore non è mai solo, ma deve essere sostenuto dal confratelli nel ministero, specie nel delicato compito della conoscenza, dell’accompagnamento e della santificazione del proprio clero.