Il Papa in udienza: Dio non ci lascia soli, sino alle estreme conseguenze

CITTA’ DEL VATICANO – All’Udienza generale del 1° maggio, il Papa ha spiegato la penultima invocazione del Padre nostro tradotta dal greco con “Non ci indurre in tentazione”. “Comunque si comprenda il testo”, afferma, “dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo”. In una Piazza San Pietro assolata e festosa, il Pontefice ha ricordato che “è con questa penultima invocazione che il nostro dialogo con il Padre celeste entra, per così dire, nel vivo del dramma” e cioè “sul terreno del confronto tra la nostra libertà e le insidie del maligno”. In questa esperienza il Figlio di Dio si è fatto completamente nostro fratello, in una maniera che sfiora lo scandalo. E sono proprio questi brani evangelici a dimostrarci che le invocazioni più difficili del ‘Padre nostro’, quelle che chiudono il testo, sono già state esaudite: Dio non ci ha lasciato soli, ma in Gesù Egli si manifesta come il ‘Dio-con-noi’ fino alle estreme conseguenze.