Inchiesta “Conti di Lavagna”: le richieste del PM, la difesa degli imputati

LAVAGNA – Quando ormai mancano poco meno di due settimane al ritorno alle urne per il comune di Lavagna (il 26 maggio i cittadini saranno chiamati al voto per ridare un sindaco alla città al termine di quasi tre anni di commissariamento), sono le cronache giudiziarie a tenere banco. Oggi agli avvocati difensori degli imputati il compito di smontare l’impianto accusatorio. Oltre 120 anni di carcere infatti sono stati chiesti al termine della requisitoria dal procuratore capo di Imperia Alberto Lari (nel 2016 pm in forze alla magistratura genovese) e dal sostituto Chiara Paolucci nel processo a carico di 20 persone. Le indagini, partite quasi casualmente dal sequestro di alcune armi in Val Fontanabuona, avevano portato a scoprire una vera e propria ‘locale’ dell’ndrangheta collegata alla casa madre in Calabria e che dava accoglienza ai familiari dei detenuti in Liguria o Piemonte quando dal Sud arrivavano al Nord o, ancora, organizzava i viaggi dalla Liguria verso la Calabria degli affiliati con i soldi da dare per provvedere al sostentamento dei familiari dei carcerati. A capo di questa cellula le famiglie dei Nucera e dei Rodà. Sono nei loro confronti infatti le pene più pesanti chieste dai PM: per Paolo Nucera e Francesco Antonio e Antonio detto Totò Rodà (20 anni ciascuno), per Antonio e Francesco Nucera (15 anni e sei mesi ciascuno). 9 anni invece le richieste per Paolo Paltrinieri accusato di essere uno degli altri componenti del clan. Ed è poi la parte politica che va a rimpinguare il quadro accusatorio. Secondo i giudici l’ex sindaco Giuseppe Sanguineti sarebbe stato eletto proprio coi voti dei clan in cambio di favori: dalla gestione dei rifiuti a quella degli stabilimenti balneari abusivi (nei suoi confronti sono stati chiesti 4 anni e 6 mesi). Per il suo vice Luigi Barbieri chiesti invece 2 anni e 4 mesi mentre all’ex consigliere comunale Massimo Talerico 3 anni chiesti due mesi. Le accuse anche in questo caso sono quelle di abuso d’ufficio e voto di scambio. A manovrare tutto però, sempre secondo gli inquirenti, era Gabriella Mondello, ex sindaco di Lavagna per 24 anni poi eletta in Parlamento con il Pdl prima di passare all’Udc (per le chiesti 3 anni). A chiudere il quadro accusatorio dei pm le richieste nei confronti dei funzionari e responsabili comunali coinvolti nell’inchiesta; per loro pene comprese tra i due e i tre anni.