Una persona è stata arrestata per spaccio di metadone all’interno dell’ospedale di Lavagna

LAVAGNA – Una persona è stata arrestata per spaccio di metadone all’interno dell’ospedale di Lavagna. Da alcuni giorni, erano stati segnalati movimenti sospetti di alcune persone che facevano pensare all’esistenza di un micro spaccio di droga. Alcuni pazienti hanno lanciato l’allarme ai Carabinieri di Sestri L. I militari, dopo la visione delle telecamere di video sorveglianza, hanno confermato i sospetti. Su una delle panchine della sala d’attesa, nei pressi della reception, era solito sedersi un uomo italiano sulla trentina, la cui presenza non trovava giustificazione. I militari hanno iniziato un servizio di osservazione per ricostruire i movimenti dell’uomo e comprendere le ragioni della sua presenza. Le indagini hanno permesso di accertare una cessione illecita di metadone. Così, nella mattinata di ieri gli uomini dell’Arma, in abiti civili, si sono confusi tra gli utenti dell’ospedale e hanno individuato lo spacciatore e l’assuntore che, dopo aver preso contatto nell’androne del nosocomio, si sono diretti verso uno dei bagni pubblici del primo piano, esterni al reparto
di chirurgia, e si sono chiusi al suo interno. Qui è stata accertata la cessione di una dose della sostanza che di fatto è un oppioide sintetico e che una volta assunto, produce effetti farmacologici simili a quelli della morfina. I carabinieri si sono appostati fuori dai servizi igienici dove hanno atteso che i due uscissero. Le indagini e gli accertamenti eseguiti hanno
portato all’arresto in flagranza del reato di spaccio di sostanze stupefacenti di un uomo del 1976, originario di Rapallo, attualmente in carcere a Genova Marassi. L’assuntore è stato invece segnalato alla Prefettura di Genova. Il luogo dello spaccio era stato evidentemente scelto con attenzione. Lo spacciatore agiva indisturbato nel grande salone al piano terra
dell’ospedale dove agganciava il cliente nella confusione generata dall’andirivieni di pazienti, parenti in visita, medici e infermieri e poi usava i servizi igienici per consegnare la sostanza. Un metodo sperimentato e sicuro, quanto allarmante dato che avveniva dentro  una struttura destinata alle cure dei malati.