Virus, bloccati in Cameroun due medici missionari di Lavagna. L’appello all’Italia ad occuparsi del loro caso

TIGULLIO – La coppia di medici missionari residente a Lavagna – la pediatra Francesca Pezzolo e suo marito, il radiologo Mauro Moretti – sono bloccati in Cameroun, dove sono arrivati il 25 gennaio scorso per prestare servizio volontario all’ospedale di Gala Gala delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Con la chiusura delle frontiere dovuta all’emergenza coronavirus, la coppia ha cercato aiuto per il rientro contattando il Ministero degli Esteri e l’Ambasciata Italiana, ma senza successo. Un rimpallo di responsabilità e intanto Francesca e Mauro sono ancora in Cameroun, con un grave rischio per la loro salute. Ecco il loro racconto:

“Saremmo dovuti rientrare in Italia dopo un paio di mesi di attività, il 28 marzo scorso. Ovviamente la pandemia in corso ha alterato tutti gli equilibri ed i programmi e dal 17 marzo, per cercare di difendersi dalla diffusione del Covid-19 proveniente dall’esterno, anche il Cameroun ha chiuso le sue frontiere, rendendo da un giorno all’altro impossibile entrare ed uscire dal Paese. La cosa ci ha preoccupato e ci preoccupa, soprattutto perché mio marito ha problemi cardiaci e segue una terapia cronica per la quale abbiamo scorte limitate e che è impossibile reperire in loco, per cui al di là del rischio reale del diffondersi della pandemia anche in questo Paese, con conseguenze che sarebbero a dir poco devastanti, una lunga permanenza rischierebbe di compromettere seriamente la sua salute. Incoraggiati quindi da quanti, dall’Italia, ci hanno consigliato fiduciosi di ricorrere al Ministero degli Esteri, in quanto più volte manifestato attraverso i media il pieno sostegno a tutti gli Italiani rimasti bloccati nel mondo, abbiamo scritto alla Farnesina, senza ricevere risposta alcuna, e ci siamo rivolti all’Ambasciata Italiana, la quale si è limitata a proporci  inapplicabili soluzioni, ricorrendo alle ambasciate di altri paesi (nell’ordine Tedesca, Francese, Svizzera..) che chiaramente, in una situazione di emergenza simile devono tutelare prima di tutto i propri   connazionali, e che comunque avrebbero comportato un trasporto fino ad altro paese europeo, lasciando a noi, in un contesto difficile come quello odierno, l’organizzazione finale per un rientro in Patria. Ad oggi restiamo appesi alla speranza di un volo straordinario dell’Air France, che però al momento sembra prerogativa esclusiva dei Francesi.. Chi ha telefonato per nostro conto dall’Italia alla Farnesina, si è sentito rispondere che è compito dell’Ambasciata risolvere il rimpatrio (abbiamo visto come..), mentre interpellata l’Ambasciata sulla possibilità di un intervento del governo italiano per gli Italiani presenti in Cameroun, ci siamo sentiti rispondere che in questo Paese non esiste una “massa critica” per pensare di organizzare un volo di rimpatrio. Ci ha profondamente amareggiati questo rimpallo di responsabilità e l’essere valutati in termini di “massa critica”.. credevamo di essere una “massa umana” ed in quanto tali, degni comunque di attenzione da parte del nostro Paese.. non siamo qui per turismo o per affari, stiamo aiutando ogni giorno decine di malati che non hanno risorse in questo angolo abbandonato di savana, portando onore al nome dell’Italia e degli Italiani, che qui sono , anche in parte grazie al nostro lavoro e alla nostra presenza, visti con riconoscenza ed affetto.. E, a dispetto di tanti proclami che in questo momento vengono fatti in Italia, siamo invece abbandonati dal nostro Governo. A chi volesse e potesse ascoltarci, non chiediamo un’evacuazione urgente in 24 ore, ma un aiuto a tornare a casa in tempi congrui a salvaguardare la salute di mio marito. Noi nel frattempo continuiamo a fare quello per cui abbiamo scelto di venire qui, rimboccandoci le maniche in ospedale e offrendo il nostro contributo in questo momento così delicato nel preparare il personale e la popolazione ad affrontare un eventuale arrivo dell’epidemia anche in questa zona del Cameroun, in una battaglia a mani nude.. ma anche con le mani nude si può provare a dare il meglio di sé.”