Corno d’Africa: appello della Fao “servono aiuti urgenti”

AFRICA – La Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha lanciato oggi un nuovo appello alla comunità internazionale affinché s’intensifichino gli aiuti per le popolazioni del Corno d’Africa. La carestia che si è abbattuta sulla regione – afferma l’agenzia Onu – ha già provocato decine di migliaia di morti, ma gli stanziamenti promessi dagli Stati affluiscono con il contagocce e le stesse organizzazioni regionali come l’Unione Africana non riescono ad intervenire efficacemente. Sul pericolo che la carestia possa ulteriormente aggravarsi colpendo aree sempre più vaste del Corno d’Africa RADIOVATICANA ha intervistato Filippo Ortolani, coordinatore nella regione dei programmi umanitari dell’Ong internazionale Oxfam.

R. – Questa situazione sta colpendo principalmente in questo momento tre Paesi: Somalia, Kenya ed Etiopia, ma sono coinvolte pure l’Eritrea, Gibuti e il Nord Uganda. Sto parlando di 12 milioni di persone colpite, ma si prevede che nei prossimi mesi la situazione possa peggiorare ulteriormente.

D. – Quello che sorprende è il fatto che questa carestia non sia un evento improvviso. Come mai c’è stato poi questo ritardo nell’avviare una macchina di aiuti umanitari?

R. – Questa siccità è causata da un fenomeno meteorologico – e dal riscaldamento globale – chiamato la niña e già dall’ottobre dell’anno scorso si sapeva che gli effetti sarebbero potuti essere devastanti in alcune zone dell’Est Africa. Sorprende molto che molti governi e molte agenzie delle Nazioni Unite si siano mosse con ritardo. Questo, purtroppo, denota il sistema degli aiuti internazionali, che in qualche modo non funziona come dovrebbe.

D. – L’opinione pubblica internazionale è rimasta molto colpita dalla situazione che si è verificata nel Corno d’Africa e ha dimostrato in un certo senso una forte sensibilità attraverso le donazioni per gli interventi che vengono portati avanti nella regione. A fare da contraltare c’è un impegno finanziario più scarso da parte dei governi, nonostante le promesse…

R. – L’opinione pubblica si è dimostrata particolarmente sensibile a queste tematiche. I governi, purtroppo, stanno rispondendo, ma in maniera lenta e al di sotto delle aspettative. Per rispondere in maniera adeguata a questa emergenza si parla di una necessità di un miliardo e 200 mila dollari e al momento c’è purtroppo un gap di circa 800 milioni di dollari. Si parla di interventi di emergenza classici – distribuzione di cibo, distribuzione di acqua, medicine – affinché il minor numero possibile di persone muoia.