Benedetto XVI: necessaria una scala di valori, nella quale il primato spetta a Dio

CITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI ha presieduto l’udienza generale questa mattina in Vaticano, nell’Aula Paolo VI. Nella catechesi Benedetto XVI ha commentato uno dei canti più antichi della tradizione cristiana, che rappresenta il testamento spirituale di S. Paolo: la Lettera ai Filippesi. Si tratta, infatti, di un testo, che l’Apostolo detta mentre è in prigione, forse a Roma. Egli sente prossima la morte; tuttavia, esprime la gioia di essere discepolo di Cristo, di potergli andare incontro, fino al punto di vedere il morire non come una perdita, ma come un guadagno. S. Paolo sottolinea che Dio esaltò il Figlio e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome per la sua obbedienza alla volontà del Padre fino al supremo atto di amore della Croce. Colui che si è profondamente abbassato prendendo la condizione di schiavo, viene esaltato, innalzato sopra ogni cosa dal Padre. L’inno della Lettera ai Filippesi offre due indicazioni importanti per la preghiera: la prima è l’invocazione «Signore» rivolta a Gesù Cristo, seduto alla destra del Padre. Per questo, è necessario avere una scala di valori in cui il primato spetta a Dio. La seconda indicazione è la prostrazione, il «piegarsi di ogni ginocchio» nella terra e nei cieli: la genuflessione davanti al Santissimo Sacramento e la posizione in ginocchio nella preghiera esprimono l’atteggiamento di adorazione di fronte a Dio, anche con il corpo. Quando ci inginocchiamo davanti al Signore noi confessiamo la nostra fede in Lui, riconosciamo che è Lui l’unico Signore della nostra vita.