Francesco al Sinodo: la Chiesa ha porte aperte, no a tentazioni di zelanti e buonisti

PAPA AL SINODOCITTA’ DEL VATICANO – Il Papa parla del confronto tra i padri sinodali come di una “cammino insieme”, evidenzia “entusiasmo”, “ardore” e “grazia” nell’ascolto delle testimonianze delle famiglie, ma indica anche momenti di “desolazione”, “tensione”, evidenzia  “tentazioni” come quella che chiama “dell’irrigidimento ostile”:

“… cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – tradizionalisti e anche degli intellettualisti”.

Poi introduce la tentazione di quello che definisce “buonismo distruttivo”, “tentazione – dice – dei buonisti, dei timorosi e anche dei cosiddettiprogressisti e liberalisti”, …

“… che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici”.

Il Papa ha poi citato la “tentazione di trasformare la pietra in pane” “per rompere un digiuno lungo”, ma anche “di trasformare il pane in pietra” e scagliarla contro i peccatori,  trasformarlo in “fardelli insopportabili”. Quindi la tentazione di scendere dalla Croce:

“… per accontentare la gente, e non rimanerci per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio”.

Infine, la tentazione di “trascurare il depositum fidei considerandosi non custodi ma proprietari e padroni” o, dall’altra parte, “la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa” “per dire tante cose e non dire niente!”.

“Tanti commentatori – ha aggiunto Papa Francesco – hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio”. “Il Sinodo – ha detto con forza – mai ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita”. “La Chiesa – ha aggiunto – non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini”, una Chiesa “che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone”.

“Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. E’ la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti!”

“Una Chiesa – ha proseguito – che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo”:

“… anzi, si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste”.

Francesco guarda ai lavori sinodali, ricorda che si svolgono “cum Petro et sub Petro”, evidenzia i compiti del Papa: quello di garantire l’unità della Chiesa e quello di curare i pastori:

“… quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge – nutrire il gregge – che il Signore a loro affidato e di cercare di accogliere – con paternità e misericordia e senza false paure – le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle”.

Francesco cita Benedetto XVI sottolineando che “attraverso i Pastori della Chiesa, Cristo pasce il suo gregge”, “lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente”. Ricorda che tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodire la Chiesa di Cristo “e di servirla, non come padroni ma come servitori”:

“Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore – il servus servorum Dei; il garante dell’ubbidienza, della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo – per volontà di Cristo stesso – ilPastore e Dottore supremo di tutti i fedeli (Can. 749) e pur godendodella potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa