Papa all’Ilva: le domande del mondo del lavoro

GENOVA CORNIGLIANO – Il primo incontro della giornata genovese del Papa è stato caratterizzato dal dialogo con il mondo del lavoro. Quattro le domande che sono state poste al Santo Padre, rispettivamente di un imprenditore, un rappresentante del mondo sindacale, un lavoratore e un disoccupato. Ecco le domande:

1.Imprenditore Ferdinando Garré del distretto Riparazioni Navali
Nel nostro lavoro ci troviamo a lottare contro tanti ostacoli – l’eccessiva burocrazia, la lentezza delle decisioni pubbliche, la mancanza di servizi e infrastrutture adeguate – che spesso non consentono di liberare le migliori energie di questa città. Condividiamo questo impegnativo cammino con il nostro cappellano e siamo incoraggiati dal nostro Arcivescovo, Cardinal Angelo Bagnasco. Ci rivolgiamo a Lei, Santità, per chiedere una parola di vicinanza. Una parola che ci conforti e ci incoraggi di fronte agli ostacoli in cui ogni giorno noi imprenditori ci imbattiamo.
2.Micaela, rappresentante sindacale
Oggi di industria si parla nuovamente grazie alla quarta rivoluzione industriale o industria 4.0. Bene: il mondo del lavoro è pronto ad accettare nuove sfide produttive che portino benessere. La nostra preoccupazione è che questa nuova frontiera tecnologica e la ripresa economica e produttiva che prima o poi verrà, non portino con sé nuova occupazione di qualità, ma anzi contribuiscano nell’incrementare precarietà e disagio sociale. Oggi la vera rivoluzione invece sarebbe proprio quella di trasformare la parola “lavoro” in una forma concreta di riscatto sociale.
3.Sergio, un lavoratore che fa un cammino di formazione promosso dai Cappellani
Non raramente negli ambienti di lavoro prevalgono la competizione, la carriera, gli aspetti economici mentre il lavoro è un’occasione privilegiata di testimonianza e di annuncio del Vangelo, vissuto adottando atteggiamenti di fratellanza, collaborazione e solidarietà. Chiediamo a Vostra Santità consigli per meglio camminare verso questi ideali.
4.Vittoria, disoccupata
Noi disoccupati sentiamo le Istituzioni non solo lontane ma matrigne, intente più ad un assistenzialismo passivo che a darsi da fare per creare le condizioni che favoriscano il lavoro. Ci conforta il calore umano con cui la Chiesa ci è vicina e l’accoglienza che ognuno trova presso la casa dei Cappellani. Santità, dove possiamo trovare la forza per crederci sempre e non mollare mai nonostante tutto questo?