24 ore per il Signore: un tempo per scoprirsi figli di Dio

DIOCESI – Nel cammino di Quaresima, da alcuni anni, Papa Francesco ha chiesto di dare vita ad un momento privilegiato di preghiera e soprattutto di riconciliazione con Dio. Per 24 ore almeno una chiesa, in ogni diocesi, ha tenuto le porte aperte a quanti abbiamo voluto accostarsi al sacramento della confessione e abbiamo sostato in adorazione dinnanzi al santissimo. Nella Diocesi di Chiavari è la Cattedrale di N. S. dell’orto ad essere il fulcro di questo momento.

Nel rito del battesimo, si compie un gesto molto sifgnificativo: al nuovo battezzato viene fatta indossare una veste candida e questo per dire che si è rivestito dell’uomo nuovo. Anche l’apostolo Paolo, questa sera, ci ha chiesto di rivestirci dell’uomo nuovo ed è giusto che noi abbiamo questo richiamo. Perchè il gesto che stiamo compiendo è il gesto di colui che vuole ritornare alla purezza battesimale. Non è un gesto da poco, il gesto del ritornare a quello che ci è stato dato dal Padre: essere suoi figli, essere rivestiti di Cristo. E’ lui come abito, in qualche modo renderlo presente, fare in modo che si veda lui in noi. E allora comprendiamo che l’esortazione ai comportamenti non è solo il richiamo ad obbedire alla legge, a delle norme, ma è piuttosto esprimere la nostra condizione. Non mentire, non rubare, non è obbedire alla legge, ma esprimere questa condizione nuova, di uomo nuovo, di uomo secondo il cuore di Dio. Di fatti l’apostolo Paolo ha detto “creato secondo Dio nella giustizia, nella santità vera”, come Dio ci pensa. Come troppe volte noi non ci pensiamo, per essere secondo Dio. Ecco allora la confessione: questa seconda tavola di salvezza, questa possibilità di essere rinnovati, mondati, guariti dalla nostra lebbra, dalle nostre cecità, dalle nostre storpiature. Essere guariti, ciò ritrovare la condizione dell’uomo nuovo. Dicevo non è un gesto da poco quindi, se ci pensiamo, se andiamo alla profondità di quello che compiamo, una decisione radicale: essere secondo Dio, secondo il suo cuore. Sapendo che solo lui ci può fare secondo se stesso, solo lui può ricrearci e ridarci questa veste candida. Il Signore Gesù ci ha dato il cuore, la sintesi, di questa condizione, è nel sapere amare, volere il bene, volere reciprocamente il bene gli uni per gli altri. Noi questa sera, confessandoci chiediamo ancora una volta a Dio di essere per il bene, di vivere questo amore senza confine. E’ il suo comandamento, che ha la sua forza nell’amore reciproco: se c’è questo amore reciproco, allora c’è la porta aperta per tutto il resto, per tutti gli altri impegni che la condizione di figli di Dio ci chiede di vivere. E’ un bel comandamento, lo ascoltiamo volentieri, ma forse non lo viviamo abbastanza. Anche in questo c’è la superficialità col quale giustifichiamo i nostri egoismi, le nostre maldicenze, i nostri giudizi. Guardare a quel comandamento e viverlo intensamente è l’elemento per ritrovare la condizione nuova dell’uomo. Perchè gesù ha posto il cuore della sua opera di salvezza, l’amore con cui ci ha amato, dando se stesso per noi.