Messa Crismale, Devasini: il ministero del presbitero è il saldo radicamento in Gesù

CHIAVARI – Con il rito della Santa Messa Crismale si viene introdotti nel triduo pasquale. Il vescovo Giampio Devasini ha presieduto la messa nel pomeriggio in Cattedrale a Chiavari, alla presenza di molti presbiteri che hanno rinnovato le loro promesse sacerdotali. Nel corso della celebrazione sono stati benedetti i sacri olei: il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e degli infermi. Domani, giovedì Santo, il vescovo presiederà la messa in Coena Domini al Centro Benedetto Acquarone di Chiavari. La celebrazione verrà trasmessa alle ore 18 al canale 12. In serata, alle 21, proporremo in diretta dalla Cattedrale di Chiavari il momento di adorazione eucaristica comunitaria guidata da don Andrea Buffoli. A seguire le immagini degli altari della reposizione di alcune parrocchie di Chiavari e Lavagna.

 

Mistero e ministero: sono i due binari su cui scorre la riflessione di mons. Giampio Devasini nella Santa Messa Crismale del mercoledì Santo. Il vescovo prende a riferimento il decreto conciliare Presbyterorum ordinis, ne enuncia tre punti in cui si specifica il significato di unità, tra vita interiore e azione esterna, carità pastorale, sacrificio eucaristico centro e radice di tutta la vita del presbitero. Se il ministero prevale sul mistero, sino a sbiadirlo o addirittura cancellarlo, il presbitero non è più abitato dalla passione, ma dalla scontatezza nei confronti di Dio, riducendo il suo ruolo a quello di un funzionario di Dio, manipolatore del sacro. Il mistero dunque è il sando radicamento in Gesù:

“Il mistero che è Gesù, il Figlio del Padre, lo si custodisce attraverso spazi di solitudine orante, ascolto della Parola, frequenza del sacramento della riconciliazione e accompagnamento”.

Le altre vie, spiega Devasini, sono da vagliare con spirito di discernimento perchè spesso servono a coprire patologie della personalità più o meno strutturali.

“Se il ministero è inconsistente, a prevalere è una vita interiore autocentrata, anemica, sospetta. Occorre quindi combattere la tentazione di restare chiusi nel Cenacolo anche dopo l’effusione irruente dello Spirito”

Il presbitero sarà santo se in un mondo incerto e confuso saprà educare alla libertà. Una libertà – spiega il vescovo – che oggi si declina come sbilanciamento al di fuori di sé e verso un “oltre” delle cose, del tempo, nelle relazioni. Occorre saper attraversare, non da soli ma come Chiesa, i luoghi della precarietà: la preghiera e la carità. Mons. Devasini enuncia quindi otto punti per una sapiente compenetrazione tra mistero e ministero, e riassume il proprio sentimento nella frase di rendimento di grazie a Dio espressa nel saluto di Paolo ai Filippesi.

“Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù»”.