Amici di Teleradiopace

UN AMICO DI TELEPACE: Don Nando Negri – fondatore de Villaggio del ragazzo

SOGNANDO AD OCCHI APERTI

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Benedite opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esultatelo nei secoli -.

Così si inizia il Cantico di Daniele. È tutta un’esplosione di meraviglia, di gioia e di lode per la natura – creatura uscita dalle mani di Dio -. Il sole e la luna, le stelle del cielo, il vento, il freddo, il caldo, la neve, le notti, i giorni, le nubi, le tenebre, la luce, i monti, le sorgenti, i mostri marini, gli uccelli del cielo, gli animali selvaggi e domestici: tutti sono invitati a benedire il Signore. Meraviglia di natura al centro della quale il Cantico pone i figli dell’uomo. Questa creatura stupenda che più di ogni altra rivela le sembianze di Dio, questa coppia umana, però, deve vivere, respirare, pensare, agire nel grande giardino della natura. L’estraniare l’uomo dal suo naturale ambiente significa necessariamente creare dei traumi fisici sociali e psicologici. Sottrarre l’uomo dalla natura produce inevitabilmente l’allontanarsi da Dio, sorgente perenne di rispetto, di generosità, di amore integrale per la vita. Cara TeleRadioPace, le onde che partono dalla tua emittente, raggiungono tante case, tanta gente di varia cultura; le tue onde riflettono il calore, il profumo, il palpito stesso della natura. Trasmettono sentimenti di vita, palpiti di amore, impegni di fraternità. La tua indipendenza da ogni organismo commerciale, permette la tua libertà, favorisce la freschezza delle tue informazioni, porta col segno di Dio il sorriso nei cuori umani. Il Cantico di Daniele conclude – Benedetto sei Tu, Signore, nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli – Umilmente e quasi con un filo di voce aggiungo – Benedetto sei tu, Signore, “per sora nostra Teleradiopace”. Con l’augurio di sempre maggiore efficienza e di un numero sempre maggiore di ascoltatori, porgo al grande Don Fausto il mio fraterno abbraccio.

DON NANDO NEGRIGiornata di Telepace 1997

UNA AMICA DI TELEPACE: Elena Bono – scrittrice

RINGRAZIANDO TELEPACE

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Sono sempre stata devota al Rosario, soprattutto per l’esempio ricevuto dai nostri religiosissimi genitori – mio padre con uno dei suoi ultimi gesti della mano destra ormai morente mi fece segno di intonare presso il suo letto al Galliera la posta quotidiana del Santo Rosario – e posso testimoniare in pienissima coscienza, che ogni volta per turbato, angosciato, depresso che fosse il mio stato d’animo prima della sia pur distratta, meccanica, recitazione, sempre alla fine di tale recitazione mi sono sentita “sollevata”, nel senso proprio del termine, ossia portata in più “spirabil aura”. Ma oggi debbo qualcosa di più al Santo Rosario. Quasi mai perdo alle 16 l’appuntamento di TelePace, e trovarmi a Lourdes o in luoghi pertinenti il Vaticano, a recitare il Santo Rosario, insieme a tanti sconosciuti, mi ha dato non più il dialogo solitario con la Santa Vergine, le sue gioie, strazi, gaudi di Donna e Regina del Cielo, ma la totale immersione nel corpo dell’umanità, nelle sue gioie, strazi, gaudi più che umani. Ho imparato a pregare col mondo, a soffrire delle sue infinite sofferenze e a sperare delle sue stesse speranze sovrumane, ossia al di là dei ragionevoli limiti dell’umano sperare. Di questo infinito dilatarsi della mia preghiera e maggior fraternità, maggior pietà per tutti, anche per persone non amiche, grazie Don Fausto, grazie TelePace. Se dolce cosa è parlare da sola a sola con Maria, parlare a Lei con tutta l’umanità è dono nuovo, di questi tempi apparentemente sconsacrati e dissacrati anche la tecnica può essere un’antenna del Divino, un mezzo per dilatarci oltre tempo e spazio. Farci uomini ultra-dimensionali. Infiniti. O meglio, dell’Infinito.

ELENA BONO – Giornata di Telepace 1996 –