Alluvione, la solidarietà della gente di Cuba alla Diocesi di Chiavari

cubaCUBA – Ecco la lettera che don Paolo Bacigalupo, sacerdote fidei donum a Cuba, ha inviato alla Diocesi di Chiavari colpita dalla recente alluvione. “Carissimi amici, tutti, credenti e non credenti impegnati nelle gioie e nelle ferite del vivere quotidiano. Da lunedì sera, da quando hanno cominciato ad arrivarmi i primi messaggi e le prime chiamate, raccontandomi il disastro che si era appena scatenato su San Salvatore e non solo, ho davanti ai miei occhi i vostri volti, tutti. Da lunedì sera nella memoria di una parrocchia che non potrò mai dimenticare, continuo a ripercorrere le strade, a rivedere le case, i negozi e le altre attività commerciali. Chiudo gli occhi e mi appaiono la zona di Panesi, Corso IV Novembre, Corso Risorgimento, via Divisione Coduri, la zona di San Martino. Tutto violentato dall’acqua. Non mi viene in mente una parola più adeguata, se non quella appena scritta: violentato. Come di chi si prende qualcosa che non è suo, di cui non ha diritto. Come di chi entra, senza chiedere il permesso, in spazi sacri della vita. Perchè le case e le attività commerciali non sono solo pareti ma progetti, affetti e speranze si è costruito a prezzo di tanti sacrifici e che forse in parte si dovevano ancora realizzare. Sappiate fin dall’inizio che non vi scrivo solo a mio nome, ma a nome di tutta la gente di qui. Nella mia mano che scrive ci sono le mani di tanti, che sanno di voi, che vi conoscono anche se da lontano. Questa lettera, da qui in avanti, passa al plurale, diventa un noi. Forse queste parole che vi dirigiamo non avrete voglia di ascoltarle. Se fosse così, sappiate che comprendiamo il perchè, e vi chiediamo anticipatamente perdono, per questa nostra intromissione nel vostro dolore. Ma ci spinge a scrivervi il fatto che conosciamo bene il vostro dolore. Più volte è stato il nostro. Conosciamo da vicino, e non solo per sentito dire la forza dell’acqua, del fango e anche del vento. La forza dei cicloni che periodicamente ci visitano e ci sbattono di qua e di là facendoci stare con il fiato sospeso. Solo per dirvi che nelle nostre parole per voi c’è sincerità. Da quanto abbiamo saputo cosa si è abbattutto nella vostra terra e nella vostra vita abbiamo cominciato a pregare per voi, per come ne siamo capaci. E’ probabile che accanto a voi ci siano gli angeli del fango. Persone di buona volontà che vi stanno aiutando a rimuovere il disastro. Umilmente vi preghiamo di immaginarci come loro. Vorremmo essere angeli invisibili, che con le loro preghiere supplicano Dio di rimuovere il fango che si è depositato nei vostri cuori. Immaginate la nostra preghiera per voi come una grande ruspa che tenta di liberare i vostri cuori dal fango dell’afflizione, dello sconforto e della paura che porta a pensare che tutto è perduto. Siamo gente semplice che ama profondamente la propria terra. Forse per questo ci ha sempre affascinato la storia di Israele e di Mosé che dopo un cammino faticoso e mille peripezie riescono ad entrare e cominciare ad abitare nella terra promessa. Ora voi vi trovate nella situazione opposta, come se la vostra terra avesse perso la sua promessa. Come se la terra che è madre avesse improvvisamente smesso di farvi sentire suoi figli. Preghiamo il Signore perchè possiate ritrovare la promessa, la bellezza e l’affetto della vostra terra. Preghiamo perchè possiate ritornare a credere in lei. Preghiamo perchè possiate riavvicinarvi a lei con speranza. Più volte ci è capitato di dover ricominciare da zero. Avendo nel cuore un forte senso di impotenza. Per questo motivo preghiamo incessantemente per chiedere a Dio un miracolo che più volte abbiamo constatato con i nostri occhi: il miracolo di quando dal cuore dell’uomo, trovandosi in momenti estremamenti difficili, sgorgano le energie migliori. Preghiamo perchè possiate trasformare lo scoraggiamento in solidarietà e compassione. Preghiamo perchè possiate trasformare la paura in speranza.   Preghiamo perchè possiate trasformare la depressione in slancio verso l’altro. In questi giorni pensando a voi, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: pregare  non basta. Ci vuole qualcosa di più concreto. Un segno tangibile, che si possa toccare con mano. Allora abbiamo deciso di destinare per tutti coloro che sono stati duramente colpiti dall’alluvione le offerte che raccoglieremo durante le messe delle domeniche di avvento. Consideratolo un piccolo segno di ringraziamento per voi che da tanti anni ci avete fatto toccare con mano la vostra generosità. Ci avete permesso di avere medicinali, qui introvabili. Ci avete dato la possibilità di dare una casa a chi non se lo poteva permettere. Ci avete messo in grado di organizzare le mense per i più poveri. Ci avete regalato luoghi in cui poterci riunire e vivere la fede. Ma soprattutto ci avete regalato la vostra amicizia che non ci ha mai fatto sentire soli. Probabilmente riusciremo a raccogliere una cifra insignificante. Diciamo pure ridicola, che vi farà ridere. Se anche fosse così avremmo raggiunto il nostro scopo: avervi fatto ridere; aver riportato la luce di un sorriso sui vostri volti. Scusate se ci siamo dilungati nello scrivere e se vi abbiamo rubato un po’ del vostro tempo, che ora più che mai è prezioso. Solo un’ultima parola per abbracciarvi, tutti, e per dirvi che vi vogliamo bene”.

Don Paolo e le comunità cristiane delle parrocchie di Manacas, Esperanza e Santo Domingo.