Il Papa ai diplomatici: necessario cercare soluzioni comuni per non cadere nella sopraffazione

CITTA’ DEL VATICANO – Uno dei più importanti traguardi raggiunti nel 2018 dalla diplomazia vaticana è stato l’Accordo provvisorio fra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese sulla nomina dei Vescovi in Cina. Il Papa lo ha messo in luce incontrando il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Un lungo capitolo del discorso del Papa è stato dedicato al centenario della Società delle Nazioni, istituita con il trattato di Versailles il 28 giugno 1919, che precedette la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e ha aperto la strada alla diplomazia multilaterale: Francesco ha messo in guardia dal riapparire di pulsioni populistiche e nazionalistiche, che trovano terreno fertile in una politica che punta più al consenso immediato che alle soluzioni di lungo periodo, nella preponderanza di gruppi di potere e in una globalizzazione disordinata, sferica e livellante, piuttosto che poliedrica. Di qui l’invito alla politica ad evitare soluzioni reattive ed affrettate, ponendo come premessa la dignità umana e facendo prevalere l’unità sul conflitto. Chiedendo dunque una sempre più efficace difesa dei più deboli, il Santo Padre ha ricordato la situazione in Ucraina, Siria e Medio Oriente, e ha annunciato un prossimo viaggio in Marocco e negli Emirati Arabi, con lo scopo di sviluppare il dialogo interreligioso.
Quindi l’appello alla comunità internazionale in difesa di rifugiati e migranti, con la sollecitazione a soluzioni concertate, perchè ci si adoperi affinchè le persone non siano costrette ad abbandonare le proprie terre.
Fra i più deboli il Papa ha annoverato donne e bambini, ha condannato fermamente gli abusi sui minori compiuti anche da diversi membri del clero, rispetto ai quali a febbraio in Vaticano ci sarà un incontro con gli episcopati di tutto il mondo, chiedendo investimenti e iniziative per i giovani, e stigmatizzando ogni forma di violenza contro le donne: di qui l’invito a riscoprire forme di relazioni giuste ed equilibrate, basate sul rispetto e sul riconoscimento reciproci, e ad abbandonare ogni forma di indifferenziazione che rischia di snaturare lo stesso essere uomo o donna.
Il Papa ha quindi parlato di lavoro, ha invitato a cancellare la piaga del lavoro minorile e quella della discriminazione femminile.
Nella parte conclusiva del suo lungo discorso il Santo Padre ha posto l’accento sui segnali positivi sui quali occorre investire: l’apertura di diversi Paesi all’accoglienza generosa dei migranti, le politiche volte all’eliminazione della povertà, all’emancipazione dei più deboli, e alla costruzione di prospettive per i giovani; ha chiesto di proseguire gli sforzi nella penisola coreana, in Venezuela, in Terrasanta, particolarmente nello Yemen e nell’Iraq, ad investire sulla lotta ai cambiamenti climatici e non sulle armi, mercato sempre florido, e ha dedicato un appello conclusivo, e accorato all’Europa, perchè le spinte centrifughe non cancellino la consapevolezza dei benefici – primo fra tutti la pace – apportati dal cammino di amicizia e avvicinamento tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra.