Mons. Tanasini: “Resurrezione come impegno di vita”

CHIAVARI – “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui”. Sono le parole pronunciate dal giovane in vesti bianche seduto accanto al sepolcro aperto. Le ha ricordate il Vescovo durante la veglia, spiegando il Vangelo di Marco. E’ il momento in cui il credente vive la Pasqua nel suo significato più profondo. “Noi vogliamo entrare in quella notte – ha detto Mons. Alberto Tanasini – per coglierla non come hanno fatto i discepoli, che erano fuggiti e dispersi, o come le donne che si preparavano per compiere l’opera di misericordia degli unguenti per la sepoltura. Vogliamo entrare in quel momento, perché l’annuncio dato dal giovane riguarda tutti gli uomini. Siamo morti con Cristo e siamo stati sepolti con lui, ma a lui siamo uniti anche nella sua resurrezione”. “Come ha esortato S. Paolo – ha detto ancora il Vescovo – dobbiamo vivere per Dio in Cristo Gesù”. Ma il Vangelo di Marco contiene due elementi importanti di riflessione, ha aggiunto Mons. Tanasini durante l’omelia della S. Messa di Pasqua. Il primo riguarda la paura delle donne, che non passa neppure dopo l’annuncio della resurrezione. Questa paura – ha spiegato il Vescovo – rivela che non è facile credere nel risorto. Timore, incertezza e sospensione sono vissute anche dai discepoli. E’ la paura per ciò che supera i nostri schemi, il timore di guardare oltre perché ci rendiamo conto che se Gesù è risorto allora c’è una realtà nuova che può cambiare la nostra esistenza. Alla paura dobbiamo contrapporre il coraggio di guardare in alto, verso Dio – ha invitato Mons. Tanasini. Il secondo elemento è l’annuncio dato dal giovane alle donne: “Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Sono parole di continuità, la resurrezione non si esaurisce: la prima preoccupazione del Signore da risorto è di farsi vedere, ritrovare i suoi discepoli per riprendere il cammino in quel modo nuovo che scaturisce dalla risurrezione. Gesù mette tutto nelle mani dei discepoli – ha concluso il Vescovo – e ancora oggi la Chiesa continua a camminare in quel modo.