La chiusura dell’Anno paolino e le indagini scientifiche sulla tomba dell’Apostolo

CITTA’ DEL VATICANO – I resti custoditi nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura sono quelli dell’Apostolo Paolo, e la conferma scientifica è stata annunciata da Benedetto XVI al termine della liturgia dei Vespri della Festa dei Santi Pietro e Paolo, presieduti proprio nella Basilica Paolina a conclusione dell’anno dedicato all’Apostolo delle Genti, nel bimillenario della sua nascita. Nel sarcofago di San Paolo, mai aperto per molti secoli, è stata praticata una perforazione per introdurre una  sonda, che ha rilevato tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. E’ stata anche rilevata la presenza di grani d’incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree. Piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Questo, dunque, conferma l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo. Il Papa ha pronunciato queste parole con emozione.
Soffermandosi poi sui contenuti ancora attuali del Messaggio di San Paolo, Benedetto XVI ha richiamato la necessità di raggiungere una fede adulta, un’espressione che oggi spesso indica una fede “Fai da te”, che presuppone di non ascoltare la Chiesa e i suoi pastori, ma di scegliere autonomamente ciò in cui è bene credere. “Il coraggio autentico”, ha detto il Papa, è quello che serve per aderire alla fede della Chiesa, anche se contraddice lo schema del mondo contemporaneo: è questo non-conformismo della fede che Paolo intende per “fede adulta”.
Dobbiamo diventare uomini nuovi, ha detto il Papa, parafrasando San Paolo. “Il mondo è sempre alla ricerca di novità, perché con ragione è sempre scontento della realtà concreta. Ma solo se ci saranno uomini nuovi, ci sarà anche un mondo nuovo, un mondo rinnovato e migliore”, ha aggiunto ancora il Papa. Solo “se noi stessi diventiamo nuovi, il mondo diventa nuovo. Ciò significa anche che non basta adattarsi alla situazione attuale. L’Apostolo ci esorta ad un non-conformismo”.
Benedetto XVi ha tracciato idealmente un bilancio dell’Anno Paolino all’Angelus: è stato un vero tempo di grazia, ha detto, perchè la figura di san Paolo è stata riproposta in tutta la Chiesa e il suo vibrante messaggio ha ravvivato ovunque, nelle comunità cristiane, la passione per Cristo e per il Vangelo.
Il Papa ha messo in relazione la conclusione dell’Anno Paolino con l’inizio dell’anno sacerdotale, ulteriore impulso spirituale e pastorale che intende contribuire a promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi. In questo senso, la figura di San Paolo è esemplare, per il suo essere totalmente identificato coin il ministero, consapevole di portare un tesoro inestimabile, cioè il messaggio della salvezza, ma di portarlo in un ‘vaso di creta’; perciò egli è forte e umile nello stesso tempo, intimamente persuaso che tutto è merito di Dio, tutto è sua grazia”.