Chiavari nega l’autorizzazione al dormitorio per senza fissa dimora del Villaggio del Ragazzo

CHIAVARI – Il Villaggio del Ragazzo lancia un appello ad enti, istituzioni, associazioni, alle singole persone, per costituire una rete in grado di costruire il ricovero temporaneo per persone senza fissa dimora, poveri che la crisi economica sta facendo aumentare di numero. C’è una realtà che è sotto gli occhi di tutti: il bisogno di accoglienza per chi non ha un tetto sotto il quale ripararsi la notte. E c’è un Piano Sociale, varato a suo tempo dalla Regione, che invita anche le istituzioni a collaborare per trovare una soluzione, anche se non certo definitiva, al problema. Parte da questa duplice riflessione l’appello che oggi lancia il Presidente del Villaggio del
Ragazzo, Prete Rinaldo Rocca, dopo l’incontro che si è svolto questa mattina con il sindaco di Chiavari Vittorio Agostino, che ha respinto la proposta di costruire quel dormitorio a Chiavari, nei locali che si trovano all’interno del Centro Franco Chiarella, a Sampierdicanne.
L’idea di un ricovero per senza fissa dimora, in embrione, era nata prima che don Nando Negri, il fondatore del Villaggio del Ragazzo, ritornasse alla Casa del Padre. Nel corso dell’ultimo anno il progetto ha preso forma e ha in qualche modo trovato casa: nella struttura di Sampierdicanne i locali esistono già, vanno senza dubbio ristrutturati e adattati, ma hanno già un loro ingresso indipendente che permetterebbe al ricovero di funzionare al meglio. Al momento, però, manca la disponibilità del Comune ad autorizzare una struttura del genere, che, lo ricordiamo, non esiste in tutto il territorio compreso fra La Spezia e Genova. La domanda che blocca, ad oggi, l’accordo sulle necessarie autorizzazioni da parte del Comune di Chiavari è: perchè proprio Chiavari dovrebbe in qualche modo risolvere un problema che di fatto, è di natura comprensoriale? Domanda che si pongono gli amministratori, e non è da escludere, alimentata sentimento di fastidio, rispetto alla presenza di persone senza fissa dimora in città. Forse è questo l’aspetto che, più di ogni altro, deve far riflettere: non si tratta tanto di autorizzazioni, quanto di affrontare il tema di una mentalità sempre più diffusa che di fronte al povero, di fronte a chi tende la mano e chiede aiuto, sedendo magari al bordo di una strada del centro o del lungomare, preferisce non vedere piuttosto che condividere e cercare soluzioni possibili.
Le buone notizie, a questo punto, sono due: il Villaggio del Ragazzo mette in campo la sua professionalità e la sua esperienza pluridecennale per dare una risposta ad un bisogno che c’è, e il territorio può collaborare fattivamente per far sì che questo progetto trovi presto una sua realizzazione.