“Alzati Africa!” L’invito del Papa alla chiusura del Sinodo

<br />CITTA’ DEL VATICANO – “Alzati, Chiesa in Africa, famiglia di Dio…Coraggio! Alzati, Continente africano”: questa l’esortazione di Benedetto XVI, durante la Messa conclusiva del secondo Sinodo per l’Africa, presieduta stamani in San Pietro. Nella sua omelia, il Santo Padre ha lanciato un appello alla riconciliazione e ha ribadito l’impegno della Chiesa nella lotta alla fame e nella promozione umana. Insieme al Papa, hanno concelebrato la Messa anche i padri Sinodali, che indossavano la casula verde donata loro dallo stesso Pontefice. All’Angelus, poi, Benedetto XVI ha ricordato il Sinodo per il Medio Oriente, fissato per il 2010, ed ha annunciato che consegnerà il documento di lavoro di tale Assemblea nel corso della sua visita a Cipro. È “un messaggio di speranza per l’Africa” quello che il Papa lancia al Continente attraverso la Basilica di San Pietro, trasportato dalle voci ritmate dei cori della comunità nigeriana di Roma e del Collegio etiopico. Perché il disegno di Dio non muta attraverso i secoli, afferma il Papa: il Signore punta alla stessa meta, il Regno della libertà e della pace per tutti. E in particolare per i fratelli africani, che soffrono “povertà, malattie, ingiustizie, guerre e violenze, migrazioni forzate”. “Figli prediletti” di Dio, li chiama il Papa, e ricorda che a loro il Signore ha rinnovato la sua chiamata: “Sì, la fede in Gesù Cristo – quando è bene intesa e praticata – guida gli uomini e i popoli alla libertà nella verità, o, per usare le tre parole del tema sinodale, alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace”. “Questo è la Chiesa nel mondo – continua il Santo Padre – comunità di persone riconciliate, operatrici di giustizia e di pace; “sale e luce” in mezzo alla società degli uomini e delle nazioni”: “Il Sinodo ha ribadito con forza – e lo ha manifestato – che la Chiesa è Famiglia di Dio, nella quale non possono sussistere divisioni su base etnica, linguistica o culturale. Testimonianze commoventi ci hanno mostrato che, anche nei momenti più bui della storia umana, lo Spirito Santo è all’opera e trasforma i cuori delle vittime e dei persecutori perché si riconoscano fratelli. La Chiesa riconciliata è potente lievito di riconciliazione nei singoli Paesi e in tutto il Continente africano”. Poi, il Papa si sofferma sulla forma sacerdotale della Chiesa, un sacerdozio trasmessole da Cristo e che diventa esistenziale. Unita a Gesù mediante i Sacramenti, afferma Benedetto XVI, “la Chiesa prolunga la sua azione salvifica” e trasmette “il messaggio di salvezza coniugando sempre l’evangelizzazione e la promozione umana”. Qui, il Papa cita come esempio “la storica Enciclica Populorum Progressio” di Paolo VI: “Ciò che il Servo di Dio Paolo VI elaborò in termini di riflessione, i missionari l’hanno realizzato e continuano a realizzarlo sul campo, promuovendo uno sviluppo rispettoso delle culture locali e dell’ambiente, secondo una logica che ora, dopo più di 40 anni, appare l’unica in grado di far uscire i popoli africani dalla schiavitù della fame e delle malattie”. Questo significa trasmettere l’annuncio di speranza secondo una “forma sacerdotale”, spiega il Pontefice, cioè “vivendo in prima persona il Vangelo”, traducendolo in progetti “coerenti con il principio fondamentale dell’amore”. Quindi, il Papa ribadisce l’esigenza di rinnovare lo sviluppo globale, perché includa tutti i popoli, e si sofferma sulla globalizzazione: “Questa – occorre ricordare – non va intesa fatalisticamente come se le sue dinamiche fossero prodotte da anonime forze impersonali e indipendenti dalla volontà umana. La globalizzazione è una realtà umana e come tale è modificabile secondo l’una o l’altra impostazione culturale. La Chiesa lavora con la sua concezione personalista e comunitaria, per orientare il processo in termini di relazionalità, di fraternità e di condivisione”. Poi, Benedetto XVI si rivolge direttamente all’Africa, la esorta ad alzarsi per intraprendere con coraggio il cammino di una nuova evangelizzazione: “L’urgente azione evangelizzatrice (…) comporta anche un appello pressante alla riconciliazione, condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace equa e duratura nel rispetto di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha bisogno e si apre all’apporto di tutte le persone di buona volontà, al di là delle rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, culturali e sociali”. In questa missione impegnativa, continua il Papa, “tu, Chiesa pellegrina nell’Africa del terzo millennio, non sei sola”: ti è vicina con la preghiera e la solidarietà fattiva tutta la Chiesa cattolica e dal Cielo ti accompagnano i santi e le sante africane. E allora coraggio, esorta Benedetto XVI, alzati Africa e accogli con entusiasmo il Vangelo: “Mentre offre il pane della Parola e dell’Eucaristia, la Chiesa si impegna anche ad operare, con ogni mezzo disponibile, perché a nessun africano manchi il pane quotidiano. Per questo, insieme all’opera di primaria urgenza dell’evangelizzazione, i cristiani sono attivi negli interventi di promozione umana”. E all’Angelus, il Santo Padre ricorda l’esperienza di “preghiera e di ascolto reciproco” offerta dal Sinodo, esprime la gioia per il dinamismo delle comunità cristiane africane, che crescono in quantità e in qualità, ringrazia lo slancio missionario che ha trovato terreno fertile in numerose diocesi. Poi, ricorda alcuni temi principali esaminati dall’Assemblea episcopale: “Particolare rilievo è stato dato alla famiglia, che anche in Africa costituisce la cellula primaria della società, ma che oggi viene minacciata da correnti ideologiche provenienti anche dall’esterno. Che dire, poi, dei giovani esposti a questo tipo di pressione, influenzati da modelli di pensiero e di comportamento che contrastano con i valori umani e cristiani dei popoli africani?”. E ancora, il Papa sottolinea l’esigenza di riconciliazione, giustizia e pace dell’Africa e la necessità che tutti possano avere di che vivere e di condurre “un’esistenza degna dell’essere umano”. Poi, il Pontefice rammenta il suo viaggio in Camerun e in Angola compiuto nel marzo scorso ed affida a tutte le popolazioni africane il Messaggio finale del Sinodo: “È un Messaggio che parte da Roma, sede del Successore di Pietro, che presiede alla comunione universale, ma si può dire, in un senso non meno vero, che esso ha origine nell’Africa, di cui raccoglie le esperienze, le attese, i progetti, e adesso ritorna all’Africa, portando la ricchezza di un evento di profonda comunione nello Spirito Santo. Cari fratelli e sorelle che mi ascoltate dall’Africa! Affido in modo speciale alla vostra preghiera i frutti del lavoro dei Padri sinodali, e vi incoraggio con le parole del Signore Gesù: siate sale e luce nell’amata terra africana!”. Infine, Benedetto XVI guarda avanti, all’ottobre 2010 quando, dal 10 al 24, si svolgerà il Sinodo per il Medio Oriente: “In occasione della mia Visita a Cipro, avrò il piacere di consegnare l’Instrumentum laboris di tale assise”. Nei saluti in varie lingue al termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha quindi invocato la materna intercessione di Maria, affidando a Lei i fedeli africani.