LAVAGNA – 80 dipendenti diretti e non meno di altri 200 dell’indotto a rischio. Un calo del fatturato abbondantemente sopra il 50%. Sono questi nel Tigullio i numeri della crisi della cantieristica Navale, settore che riveste una importanza rilevante per il tessuto socio economico del Territorio. E non è solo la situazione dei Cantieri Navali di Lavagna, con i 34 dipendenti in cassa integrazione straordinaria fino all’autunno del 2010 e i sei del cantierino di Riva Trigoso con la cassa integrazione ordinaria in scadenza a fine anno, a preoccupare. Al centro dell’incontro che si è tenuto ieri a Lavagna con i sindacati e le istituzioni locali, è stata messa anche la situazione di difficoltà di altre quattro aziende operanti nel territorio: i Cantieri Alaunga Spertini, i cui 21 dipendenti dall’inizio di dicembre e per i prossimi 12 mesi sono i cassa integrazione straordinaria, i Cantieri Marrè di Carasco, azienda che costruisce pilotine, e che ha messo i suoi 11 dipendenti in cassa integrazione in deroga per il prossimi sei mesi, e infine i Cantieri Diano di Borgo Renà per i quali si stanno aprendo le trattative per la concessione della cassa integrazione straordinaria di un anno per i suoi 18 dipendenti. Una crisi generalizzata e contro la quale i sindacati hanno chiesto interventi concreti e guardino alle potenzialità del territorio di riferimento, partendo proprio da Lavagna. Tra le proposte fatte, anche quella di Confindustria di individuare progetti spendibili sul territorio per dare la possibilità ad eventuali lavoratori in esubero di trovare una ricollocazione occupazionale. Primo esempio su tutti il progetto di realizzazione del tunnel della Fontanabuona. L’attenzione comunque, ribadiscono i sindacati, deve rimanere sempre alta per tutto il comparto della cantieristica navale.