Papa per l’Epifania: la troppa sicurezza di sè allontana da Dio

<br />CITTA’ DEL VATICANO – La troppa sicurezza di sé, la pretesa di conoscere la realtà, la presunzione di giudicare ci allontana dalla strada di Dio: cosi Benedetto XVI nell’omelia della Santa Messa, celebrata nella Basilica Vaticana, nella solennità dell’Epifania del Signore.  Si è soffermato Benedetto XVI sulle parole del profeta Isaia. “In un solo momento – ha spiegato – egli scorge una realtà destinata a segnare tutta la storia”. Così come i Magi di cui ci parla l’evangelista Matteo “sono i primi della grande processione di coloro che, attraverso tutte le epoche della storia, sanno riconoscere il messaggio della stella” e “trovare, così Colui, che apparentemente è debole e fragile”, ma “ha il potere di donare la gioia più grande e più profonda al cuore dell’uomo”. “In Lui, infatti, si manifesta la realtà stupenda che Dio ci conosce e ci è vicino, che la sua grandezza e potenza non si esprimono nella logica del mondo, ma nella logica di un bambino inerme, la cui forza è solo quella dell’amore che si affida a noi.” Così i doni che i Magi portano, l’incenso, la mirra e l’oro “non rispondono a necessità primarie o quotidiane” della Sacra Famiglia, ma sono piuttosto “un atto di giustizia”, sono segno di “sottomissione”; “da quel momento i donatori appartengono al sovrano e riconoscono la sua autorità”, “come Dio e Re”. “I Magi non possono più proseguire per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non possono più essere alleati con quel sovrano potente e crudele”. “Sono stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada dell’amore che solo può trasformare il mondo”. “E’ stata tracciata una nuova strada, è scesa una nuova luce che non si è spenta” “quella luce non può più essere ignorata”. “La luce di Betlemme continua a risplendere in tutto il mondo”. Quello che nel presepio cerchiamo di riprodurre – ha sottolineato il Santo Padre – “non è un sogno e neppure un vano gioco di sensazioni e di emozioni, prive di vigore e di realtà, ma è la Verità che s’irradia nel mondo, anche se Erode sembra essere sempre più forte e quel Bambino sembra poter essere ricacciato tra coloro che non hanno importanza o addirittura calpestato”. “Tuttavia, anche se i pochi di Betlemme sono diventati molti, i credenti in Gesù Cristo sembrano essere sempre pochi. Molti hanno visto la stella, ma solo pochi ne hanno capito il messaggio”. “Qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? – si è chiesto allora il Papa – “Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono?”. “Possiamo rispondere: la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio. “Alla fine, quello che manca – ha ammonito Benedetto XVI – è l’umiltà autentica, che sa sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme”. “Manca la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio”. “Il Signore però ha il potere di renderci capaci di vedere e di salvarci, da qui l’invocazione a Dio di darci “un cuore saggio e innocente”. E’ tornato poi Benedetto XVI all’Angelus a parlare dei Magi “autentici cercatori della verità”, ricordando che “erano dei sapienti che scrutavano gli astri e conoscevano la storia dei popoli”, ma il loro sapere – ha sottolineato – lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini”. “Avrebbero potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni “contaminazione” tra la scienza e la Parola di Dio”. “I Magi ascoltano le profezie e le accolgono” realizzando “una perfetta armonia tra la ricerca umana e la Verità divina”, “da veri sapienti sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente”, confermando “l’unità tra intelligenza e fede”. Quindi l’invocazione alla Madonna: “Ci aiuti la Vergine Maria, modello di vera sapienza, ad essere autentici ricercatori della verità di Dio, capaci di vivere sempre la profonda sintonia che c’è tra ragione e fede, scienza e rivelazione”. Dopo la recita mariana Benedetto XVI ha rivolto un augurio speciale ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali, che celebrano domani il Santo Natale. “Il mistero di luce sia fonte di gioia e di pace per ogni famiglia e comunità”. Il pensiero del Papa è poi andato ai più piccoli nella ricorrenza odierna della Giornata missionaria dei bambini, un’iniziativa che educa a formare una mentalità aperta al mondo e ad essere solidali con i coetanei più disagiati. Infine i saluti ai numerosissimi fedeli, in particolare ai giovani del movimento “Tra Noi” e i partecipanti al consueto corteo storico-folclorisitico, ispirato quest’anno alle città laziali di Alatri, Fiuggi e Vico, che ha sfilato per via della Conciliazione. “Auguro a tutti una buona festa dell’Epifania”.