Card. Meisner: “Se il prete non è più confessore, va in crisi”

ROMA – La perdita del sacramento della riconciliazione è la radice di molti mali nella vita della Chiesa e nella vita del sacerdote. Lo ha detto il Card. Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia, nella meditazione di questa mattina nella Basilica di S. Paolo Fuori le Mura, nell’ambito dell’Incontro internazionale dei sacerdoti. “Una delle perdite più tragiche, che la nostra Chiesa ha subito, nella seconda metà del 20° secolo, è la perdita dello Spirito Santo nel sacramento della riconciliazione”, ha esordito il cardinale, e ha ammonito: “Laddove il sacerdote non è più confessore, diventa operatore sociale religioso”. “Le meraviglie di Dio non accadono mai sotto i riflettori della storia mondiale”, ha spiegato, ma “si realizzano sempre in disparte”, e in particolare “nel segreto del confessionale”. “Quando il sacerdote si allontana dal confessionale, entra in una grave crisi di identità” ha proseguito. “Solo Dio può rimettere i peccati”, ha ricordato il cardinale: per questo “il sacramento della penitenza è la fonte di permanente rinnovamento e di rivitalizzazione dell’esistenza sacerdotale. La cosiddetta crisi del sacramento della penitenza – ha spiegato il relatore – non è solo dovuta al fatto che la gente non viene più a confessarsi, ma che noi sacerdoti non siamo più presenti nel confessionale. Un confessionale in cui è presente un sacerdote, in una chiesa vuota, è il simbolo più toccante della pazienza di Dio che attende. Così è Dio. Ci attende tutta la vita”. “La gente – ha concluso Meisner – ha una profonda nostalgia di sacerdoti, nei quali incontrare profondamente Cristo”.