Papa: “Il sacerdozio non è una professione, ma una testimonianza d’amore”

CITTA’ DEL VATICANO – Non ridurre il sacerdozio ad una professione, ma vivere con gioia l’amore per il Signore in una società sempre più complessa: è la viva esortazione di Benedetto XVI ai sacerdoti di tutto il mondo, a conclusione dell’Anno Sacerdotale. Nella Veglia in Piazza San Pietro, il Papa ha ribadito quanto sia importante che i fedeli possano vedere che il proprio parroco è innamorato di Cristo, un uomo pieno del Vangelo proprio come lo era il Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney. Quindi si è soffermato sulle critiche mondane al celibato sacerdotale. “Un grande problema del mondo di oggi – ha osservato – è che non si pensa più al futuro di Dio, sembra sufficiente solo il presente”. Per questo, ha soggiunto, il “celibato come anticipazione del futuro”, segno della presenza di Dio, è percepito come uno scandalo: “Sappiamo che accanto a questo scandalo che il mondo non vuole vedere ci sono anche gli scandali dei nostri peccati, che oscurano il vero grande scandalo. Ma c’è tanta fedeltà, il celibato è un grande segno della fede. Preghiamo Dio che ci liberi dagli scandali secondari”. Il Papa ha così sottolineato che la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia aiuta i sacerdoti ad evitare i rischi del clericalismo, il chiudersi in se stessi. Ed ha messo in guardia da una teologia frutto dell’arroganza della ragione che oscura la fede e dimentica la realtà vitale. La vera ragione, ha soggiunto, non esclude Dio. Di qui l’invito ad avere fiducia nel magistero dei vescovi in comunione con il Successore di Pietro. Di fronte al calo delle vocazioni, ha poi avvertito, potremmo essere tentati di prendere la via più facile: trasformare il sacerdozio in un lavoro come gli altri. La via giusta, ha detto, è invece quella della preghiera: chiedere a Dio il dono delle vocazioni per una rinnovata evangelizzazione.