Il Papa dedica l’udienza generale a San Giuseppe Cafasso patrono dei carcerati

CITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI ha chiesto di ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno risposto alla vocazione sacerdotale. E fra questi spicca nel gruppo dei “Santi sociali” nella Torino dell’Ottocento, San Giuseppe Cafasso, “bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote”, come lo disegnava Pio XI, nel decreto di beatificazione. Maestro e formatore di parroci e preti diocesani nel Convitto ecclesiastico torinese di S. Francesco d’Assisi, dove Giuseppe Cafasso ‘fondo’ la sua “scuola di vita e di santità sacerdotale”. “Il suo insegnamento non era mai astratto, basato soltanto sui libri che si utilizzavano in quel tempo, ma nasceva dall’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano acquisita nel lungo tempo trascorso in confessionale e nella direzione spirituale.” Fra i tanti preti santi alla scuola di Cafasso, anche il compaesano di Castelnuovo d’Asti, S. Giovanni Bosco, che ne sottolineava le doti di “calma, accortezza e prudenza”. Ma “il primo – ha osservato il Papa – non si impose mai sul secondo”, piuttosto il maestro rispettò l’allievo “nella sua personalità e lo aiutò a leggere quale fosse la volontà di Dio su di lui”. “Un segno della saggezza del maestro spirituale e dell’intelligenza del discepolo”. “Cari amici, è questo un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione ed educazione delle giovani generazioni ed è anche un forte richiamo di quanto sia importante avere una guida spirituale nella propria vita, che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi”.