A cinque anni dalla morte di Frére Roger il ricordo del Papa

TAIZE’ – Una vita dedicata alla riconciliazione, all’amore, alla preghiera: il 16 agosto del 2005, Frère Roger veniva ucciso a Taizé da una squilibrata durante la preghiera serale. Cinque anni dopo, l’eredità spirituale del fondatore della Comunità monastica di Taizé, “la sua testimonianza di un ecumenismo della santità – ha sottolineato il Papa, in un messaggio per l’occasione – continui ad ispirarci nel nostro cammino verso l’unità”. “Comunione è uno dei nomi più belli della Chiesa”: Frère Roger Schutz ha dedicato tutta la sua vita a testimoniare concretamente questa sua convinzione. Una vita messa al servizio dell’unità dei discepoli di Cristo. Quando il 20 agosto del 1940 arriva nel villaggio di Taizé, la Francia, il mondo intero è scosso dalla guerra, dalla violenza. Alla divisione, Frère Roger risponde con la preghiera, con l’amore, con il dialogo. Un’eredità quanto mai viva oggi. Una semina che ha dato molto frutto, come sottolinea Benedetto XVI: “La sua testimonianza di fede cristiana e di dialogo ecumenico è stata un prezioso insegnamento per intere generazioni di giovani. Chiediamo al Signore che il sacrificio della sua vita contribuisca a consolidare l’impegno di pace e di solidarietà di quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità”. I giovani sono la grande sfida profetica di Frère Roger. “Andrei fino in capo al mondo se lo potessi – scriveva il monaco svizzero – per dire e ridire la mia fiducia nelle giovani generazioni”. E generazioni intere di ragazzi passano da Taizé dove vivono l’esperienza di una relazione personale con Dio. La comunità di Frère Roger riceve negli anni le visite di Madre Teresa, dell’arcivescovo di Canterbury, Ramsey, di Giovanni Paolo II. “Si passa a Taizé – afferma Karol Wojtyla – come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino”. E il cammino continua anche oggi, cinque anni dopo la morte di Frère Roger come sottolinea il suo successore alla guida di Taizé, Fratel Alois.