Bagnasco alla CEI: libertà religiosa e pacificazione istituzionale del Paese

ROMA – La riflessione del Cardinale Angelo Bagnasco, nella sua prolusione alla sessione invernale dei lavori dell’Assemblea permanente della Cei, ha preso le mosse da un pensiero sul tempo natalizio appena trascorso: “Nell’umiltà della carne di quel Bambino, troviamo le verità più decisive per l’uomo”, sono state le parole di Bagnasco, che ha insistito sulle cause e le conseguenze della profonda de-cristianizzazione della società italiana.  Poi un riferimento agli attacchi anticristiani che si sono verificati nelle scorse settimane: “La cristianofobìa”, ha detto il presidente della Cei, “è la versione più corrente dell’intolleranza religiosa, e non è lontana dal porsi ormai nelle forme della pulizia etnica o religiosa”. “Si può e si deve urgentemente porre la questione della libertà religiosa nelle sedi internazionali” è stato l’appello del Card. Bagnasco, “insistendo affinché nei singoli Stati vi sia un sistema minimo di garanzie reali per la libertà di tutte le fedi”. “Poiché cittadini di altre religioni sono già in mezzo a noi”, ha aggiunto ancora Bagnasco, “dobbiamo imparare a vivere con la diversità prossima a noi stessi, dando all’altro considerazione, attenzione e nel rispetto. Nel contempo, dobbiamo interpretare a tutto tondo i dettami della nostra religione, senza subire inibizioni striscianti, e ritenendo a nostra volta che vivere fino in fondo la fede è un modo eccellente per rendere migliore il mondo”. Di qui la riflessione sul profilo interiore dell’Italia. Il vincolo religioso è stato l’incunabolo da cui è scaturita la prima coscienza di una identità italiana, ha sottolineato il Card. Bagnasco, che ha aggiunto: “L’apertura al trascendente dona quell’idealità e quella forza morale che la materialità non garantisce. Vale anche nella nostra attualità”, ha detto il Presidente dei Vescovi, “in cui non è difficile riscontrare una perversione di fondo del concetto di ethos. È la religione ad aiutare la persona a distinguere tra l’assenza di costrizioni e il comportarsi secondo i doveri della coscienza”, ha soggiunto.
Poi una riflessione socio economica: la crisi non è finita, ha detto Bagnasco, che ha parlato dell’emergenza in cui versano molte famiglie e del senso di spaesamento di tanti nuclei sociali. Non è un fatto scontato, ha detto il Presidente della Cei, la contestazione studentesca di fine anno, perchè “in ogni campo bisogna dare ascolto alle preoccupazioni reali e ai dubbi sinceri”. Ma dalla riflessione sulla crisi è scaturito anche il monito ad adottare stili di vita sobri, il plauso alla crescente allergia all’evasione fiscale, l’invito alla semplificazione normativa. Nonchè un accorato appello ad una riforma fiscale che metta al centro il fattore famiglia, come criterio oggi più evoluto. La riflessione finale: “Bisogna che il nostro Paese superi la convulsa fase che vede miscelarsi la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli”, e ancora: “Si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza”. ” La collettività  guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale”.  È necessario fermarsi in tempo, fare chiarezza nelle sedi appropriate, dando ascolto alla voce del Paese che chiede di essere accompagnato con lungimiranza ed efficacia, a cominciare dal fronte dell’etica della vita, della famiglia, della solidarietà e del lavoro. Di qui l’invito a non cedere al pessimismo, ma ad assumere un atteggiamento interiore che permetta di avere quello scatto di coscienza e di responsabilità necessario per camminare e costruire insieme. Un Paese complesso richiede saggezza e virtù.