Prolusione del card. Bagnasco all’assemblea dei vescovi: famiglia, lavoro, scuola in primo piano

ROMA – La prolusione del Card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, ha aperto oggi i lavori della 63° assemblea generale dei vescovi italiani. Il lavoro, la famiglia, la scuola, la vita e i giovani: al centro del discorso del cardinal Bagnasco c’è la realtà della società italiana, quella che definisce “la ‘normalità’ del giorno per giorno”. E c’è un appello convinto: “Diamo fiducia alla voglia di futuro, tanto più che il mondo sembra attendere da noi proprio questo”. Si salda qui l’appassionata ripresa della beatificazione di Giovanni Paolo II, rivissuta attraverso il magistero di Benedetto XVI, cioè la storia della santità e della testimonianza nel mondo concreto di oggi, con la lucida analisi della situazione politica ed economica.  A questo proposito le parole del presidente della Cei sono chiare: “Se non parliamo ad ogni piè sospinto, non è perché siamo assenti, anzi, ma perché le cose che contano spesso sono già state dette, e ripeterle in taluni casi non serve”. Anche in questa occasione il presidente della Cei ha parole molto chiare sulla crisi della politica e della rappresentanza: “L’Italia – ripete – non è solo certa vita pubblica”. È una recita a tratti inguardabile e a tratti noiosa. Ma allora serve cambiare registro. Serve quella costante attenzione alla realtà, che rappresenta la via della Chiesa in Italia: il cardinal Bagnasco cita espressamente i grandi discorsi di Giovanni Paolo II a Loreto e Palermo ripresi e rilanciati da Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona. In questo senso, è ribadita la linea a “rigenerare continuamente il cattolicesimo popolare oggi sotto sfida da parte di un secolarismo per lo più inteso come fatale e dagli esiti inevitabili, quando invece è – ad osservare bene – anch’esso attraversato da contraddizioni, dunque tutt’altro che impossibile da affrontare a viso aperto”.
Il punto non è dunque rincorrere un dibattito che sembra strutturalmente assumere i toni della rissa, ma mettersi nell’ottica dell’investimento educativo e delle generazioni nuove. Qui forse, anche alla luce di quello che succede in Spagna e dei dati sulla disoccupazione giovanile che sono drammatici anche in Italia, è il vero nodo della questione. Stiamo invecchiando male, verrebbe da dire guardando diversi indicatori. Ed allora bisogna invertire la tendenza. La partita è dunque complessa, è una partita relativa proprio al futuro, per cui non serve unirsi “al coro dei catastrofisti”. Serve quel realismo cristiano che sa coniugare la fedeltà all’identità e alla creatività dell’intraprendere. Certo non è facile, anche all’interno della Chiesa e del mondo cattolico ci sono delle ombre, come dimostrano i recenti casi di preti pedofili: “Ma le ombre, anche le più gravi e dolorose, non possono oscurare il bene che c’è”. Ecco ancora l’esperienza della beatificazione di Giovanni Paolo II e i prossimi appuntamenti della Gmg a Madrid e poi del Congresso eucaristico ad Ancona: “L’adesione alla dottrina oggi, in generale, segue l’incontro”. Così “le comunità cristiane sono chiamate a diventare ambienti propizi per elaborare simili esperienze, per ancorarle all’oggettività, ragionarle e così riassaporarle”. (Fonte agenzia SIR)