Benedetto XVI: “L’Amore è il vero rimedio alle ferite dell’umanità”

CITTA’ DEL VATICANO – “Quando Gesù percorreva le strade della Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. Lo ha affermato, ieri mattina, Benedetto XVI, prima di introdurre la recita dell’Angelus da piazza San Pietro. In realtà, “quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino ad oggi, fino al nostro mondo”. “Anche oggi – ha chiarito il Pontefice – si posa su tanta gente oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta all’esistenza. Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita”. Lo sguardo di Cristo, ha sottolineato il Santo Padre, “si posa su tutta questa gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: ‘Venite a me, voi tutti…’”. Gesù “promette di dare a tutti ‘ristoro’, ma pone una condizione”, quella di prendere il suo giogo e di imparare da Lui “mite e umile di cuore”. Ma, ha domandato il Papa, “che cos’è questo ‘giogo’, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva?”.