Papa all’Angelus: tutto il mondo aiuti la Somalia in piena catastrofe

CITTA’ DEL VATICANO – Una “mobilitazione internazionale” per salvare la Somalia dalla “tremenda carestia” e dalla “gravissima siccità” che la stanno devastando, uccidendo o costringendo alla fuga innumerevoli persone. È l’appello lanciato questa mattina da Benedetto XVI dopo la preghiera dell’Angelus, recitata dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. In precedenza, il Papa aveva offerto una breve riflessione sul senso delle parabole evangeliche, che mettono in risalto la bontà di Dio e l’invito per l’uomo a imitarla. Il paradosso delle piogge che distruggono e della siccità che uccide. Schiacciati, nel mezzo, gente che scappa disperata, o non sa dove andare, o non ne ha più la forza. Le notizie che arrivano dalla Somalia e da quella porzione orientale del continente africano hanno addolorato il Papa, che all’Angelus ha chiesto al mondo di non restare immobile davanti a questa tragedia: “Con profonda preoccupazione seguo le notizie provenienti dalla regione del Corno d’Africa e in particolare dalla Somalia, colpita da una gravissima siccità e in seguito, in alcune zone, anche da forti piogge, che stanno causando una catastrofe umanitaria. Innumerevoli persone stanno fuggendo da quella tremenda carestia in cerca di cibo e di aiuti. Auspico che cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà”. Un appello collettivo alla bontà, quello di Benedetto XVI. Che poco prima di recitare l’Angelus, si era soffermato proprio su questo aspetto, esaltato in modo speciale dalla parabola ascoltata nel Vangelo domenicale. Con questo genere di discorsi, ha osservato il Papa, Gesù “invita a riconoscere anzitutto il primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono”. “Regno dei cieli – ha soggiunto – significa, appunto, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza”: “Il ‘cielo’ non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo il volere divino”. Nella parabola, l’ostacolo è simboleggiato dall’erba cattiva, la zizzania, seminata di notte dal “nemico”. Questo, ha affermato Benedetto XVI… “…significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta dal giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici”. Così facendo, l’uomo può scoprire che la bontà di Dio può essere imitata: “Il Salmo 85 lo conferma: ‘Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca’. Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono, cerchiamo di assomigliare a Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti a chi lo ascoltava: ‘Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste'”. Al termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha salutato i fedeli in sei lingue, ricordando – in particolare in lingua polacca – la festa di ieri della Beata Maria Vergine del Carmelo, venerata anche con il titolo di Maria Madre di Dio dello Scapolare: “Lo scapolare è un particolare segno dell’unione con Gesù e Maria. Per coloro che lo portano è un segno del filiale abbandono alla protezione della Vergine Immacolata. Nella nostra battaglia contro il male, Maria, nostra Madre ci avvolga con il suo manto”.

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