I racconti di Padre Armanino dal Niger: il mestiere di sopravvivere

NIGER  – Il mestiere di vivere è il più diffuso in Niger. Padre Mauro Armanino, missionario nella regione africana, racconta nella sua corrispondenza scorci di vita quotidiana nella capitale Niamey. Dai venditori d’acqua a quelli di sigarette, dal parrucchiere alla sarta; per tutti l’obiettivo più grande è quello di sopravvivere alla miseria e alle asperità del territorio. Di seguito vi riportiamo la corrispondenza di Padre Mauro Armanino.

Il mestiere di Niamey

Quello di vivere, qui in Niger e altrove, resta il più noto. I venditori d’acqua circolano sulle strade coi carri, i contenitori e l’imbuto per il servizio al dettaglio. Coloro che vendono sigarette si mettono davanti ai grandi uffici. Le carte telefoniche si trovano invece dappertutto. Gli incroci sono luoghi di compravendita a seconda della durata dei semafori.Il più lungo è quello che scende dal boulevard Mali Bero per confluire al residenziale Chateau 1. Si trovano i paralitici in carrozzella o su una tavola a rotelle, i non vedenti guidati da bambini, i venditori di articoli domestici, i mendicanti di professione e quelli occasionali. Ci si insegna a conoscersi, a salutarsi e a sorridere anche quando il sole ancora non si pente di tornare.

La madre di Lisenka guadagna troppo poco per pagarsi il taxi e portare da mangiare a sua figlia che non mangia perché arriva tardi. Sua figlia non vuole tornare a scuola perché le sue compagne mangiano alla mensa scolastica e lei si nasconde dietro gli alberi dalla vergogna.La prendono in giro perché è cristiana di nome e di faccia e soprattutto perché non può fare la merenda alle dieci. Quando suona la campana le alunne facoltose siedono in cerchio per condividere il cibo e lei si nasconde. La madre lavora dalle 8 di mattina fino alle 7 di sera e viene dalla Repubblica Democratica del Congo.Di mestiere faceva la sarta ma ora lavora in una pasticceria tenuta da un togolese. Non essendo stata riconosciuta degna della protezione umanitaria deve mendicare il necessario per lei e sua figlia che si trova nella quotata scuola femminile della missione.

Frank e Stephane hanno visto la mamma solo un paio di volte. E’ tornata nel Cameroun dove si è fatta una nuova famiglia e così pure il padre, di origine Gabonese che si trova adesso a Dakar, in Senegal. Anche lui si è inventato un’altra famiglia e i due figli, ventenni, da sempre abitano coi nonni a Niamey. Il nonno è in pensione e non riesce a provvedere al proseguo degli studi dei nipoti. Avevano lo sguardo lontano e si domandavano chi avrebbe potuto aiutarli a continuare gli studi. Il loro professore di filosofia li ha indirizzati qui. Si chiama Nestor e di mestiere fa il filosofo nel prestigioso collegio cattolico Mariama nella capitale del Niger.

Mitterrand appare quasi sempre con gli occhiali e si trova in Niger da molti anni. Di mestiere fa il parrucchiere e il suo laboratorio è poco lontano dalla cattedrale.Anche lui era scappato tanti anni fa dal Congo Belga che si chiamava al momento Zaire. Tornasse adesso troverebbe ancora un altro nome. Repubblica Democratica come l’indigenza che da allora lo accompagna come una fedele compagna di viaggio.Ha un apprendista al quale sta insegnando l’arte di sopravvivere. Taglia i capelli e fa la barba col rasoio elettrico e dice che la gente apprezza il suo servizio. Chiede i soldi a seconda di come la gente si presenta. A quelli ben vestiti chiede di più e agli altri, dopo aver negoziato, fa una notevole riduzione. Passa anche a domicilio e nel caso dei capelli dei bianchi, più complessi,non disdegna tornare alle classiche forbici. A domicilio il prezzo è maggiorato. E Michel, suo conterraneo in ottima posizione economica per via del lavoro in una ONG, si serve di lui e pare contento. Con fierezza Mitterrand dice che gli offre sempre 5 mila franchi per il taglio a domicilio. Serve per la luce, l’affitto del laboratorio e il cibo. Tra colazione e sandwich prima di dormire spende mille franchi. Apppunto quelli guadagnati nella giornata normale o poco più.

Lungo la strada c’è un signore fisso che fabbrica pentole e fornelli col filo di ferro. Altri vendono l’erba per nutrire le capre che saranno presto sacrificate per la rituale festa della Tabaski. Si ricorda il sacrificio di Abramo che non voleva neppure risparmiare Isacco e da allora si trovano capri dappertutto sulle strade.Accanto al museo ci sono gli artisti che dipingono, scolpiscono e fabbricano monili per le signore che passano.C’è chi ripara le gomme dei motorini che invadono Niamey e chi intreccia tappeti e canestri come si intreccia la vita. Poco lontano c’è sempre qualcuno che dorme mentre si annuncia l’ora della preghiera. Anche quello di sognare è un mestiere.

Mauro Armanino, Niamey, Ottobre 2011.