La gioia di essere preti, richiamata dal vescovo in Cattedrale. Invito ai presbiteri a condividere le difficoltà delle famiglie

CHIAVARI – La gioa di essere preti, la compartecipazione tra sacerdozio comune dei fedeli e sacerdozio ministeriale, la condivisione delle difficoltà della gente. Sono tre dei passaggi dell’omelia del vescovo diocesano pronunciata durante la solenne concelebrazione della Santa Messa Crismale nella Cattedrale di N. S. dell’Orto. Alla presenza di una larga rappresentanza del presbiterio diocesano, il vescovo ha benedetto gli olei santi: il sacro Crisma, l’olio dei catecumenti e l’olio degli infermi. Mons. Tanasini ha richiamato il valore e l’importanza del sacerdozio ministeriale “In un mondo che tende all’autosufficienza – ha spiegato – allontanandosi da Dio, essere testimoni fedeli di Dio offre la via dell’autentica libertà. Poi un richiamo alla situazione di crisi che vivono molte famiglie, e l’invito rivolto ai sacerdoti ad accentuare una scelta di sobrietà personale e comunitaria. Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da Mons. Alberto Tanasini:

Miei cari sacerdoti, religiosi, rinnovo il più cordiale saluto a voi, anzitutto, che avete accettato ancora questo appuntamento che ritengo amiate. Un pensiero rivolgo ai sacerdoti che, pur non essendo della nostra diocesi, formano oggi il nostro presbiterio e ai confratelli che, pur non presenti sono uniti a noi. In particolare don Mario Rollando e Don Maurizio Prandi, i confratelli ammalati, in particolare don Andrea Brusco, crocifisso nel fisico e profondamente segnato, ma in un atteggiamento di sincero affidamento al Signore. Non dimentichiamo il suffragio per coloro tra noi che il Signore ha chiamato a se: recentemente Don Franco Stanchi. La celebrazione della messa crismale ha al suo centro la consacrazione degli olei santi. Con la Chiesa vogliamo ricomprendere il Significato. Il Messia, il consacrato con l’unzione, secondo il profeta Isaia ha un mandato di salvezza e di rinnovamento. Essere sacerdoti di Dio vuol dire essere suoi ministri. Gesù si riconosce nella profezia “unto dal ministro”. La lettura sacerdotale segna dunque l’esistenza di gesù qualifica il suo annunzio del Regno. Dunque è il suo un sacerdozio non solo rituale, ma fa dei suoi gesti un evento tra Dio e gli uomini. “Coloro che mi vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal signore”. La condizione sacerdotale dà impronta a tutto il Regno di Dio. Con il suo amore ci ha liberato dai nostri peccati, con il suo sangue. Con il Concilio Vaticano II di cui ci apprestiamo a ricordare il 50esimo, il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale, pur mantenendo una distinzione, sono ordinati l’uno all’altro, perchè l’uno e l’altro partecipano all’unico sacerdozio di Cristo. Questa verità sia uno dei motivi della gioia dei vescovi e dei presbiteri. Di quella gioia che abbiamo voluto assaporare quest’anno: la gioia di essere preti. La gioia di essere tramite del dono di Dio per il popolo che ci è affidato, non con atteggiamenti di contrapposizione e di superiorità, ma con atteggiamenti di servizio. L’aspetto sacerdotale dunque non è semplicemente una funzione del nostro ministero, ma come per Gesù qualifica tutto il nostro ministero. Ne fa offerta viva a Dio. Ne deriva un’alleanza nuova ed eterna, vivere il legame filiare con il padre. In un mondo che dichiarandosi autosufficiente diventa schiavo di se stesso, essere testimoni fedeli di Dio offre la via dell’autentica libertà. E questo non può essere che gioia nel nostro ministero. Non c’è posto in noi per nulla di profano. Abbiamo assaporato la gioia di parlare di Dio tra noi, testimoniando che ne siamo capaci, che è lui che ci sta a cuore, prima di ogni altro aspetto del nostro vivere ed agire. E’ solo lui che dà senso al nostro vivere al nostro essere preti. Crescita del desiderio di una sempre più profonda comunione, di coinvolgere di più anche i nostri fedeli. Loro hanno bisogno del sacerdozio ministeriale ma noi abbiamo bisogno di loro. Ho offerto dunque una prospettiva di condivisione. In questa prospettiva mi permetto di invitarvi a condividere le difficoltà della gente in questo tempo, che si ripercuotono sull’esperienza morale spirituale delle persone. Accentuare una scelta di sobrietà personale e comunitaria, attenzione alle leggi, attenzione alle famiglie più bisognose. Operare rinnovamento spirituale ma anche farci carico delle sofferenze di tanti.