Padre Armanino ha scritto dal Niger per parlare di Jodelle

NIGER – Jodelle arriva da Algeri.Ha scoperto in Algeria che il suo cuore si trova dalla parte opposta al solito.Un cuore diverso e difficile da trovare.Nata nel Congo si rifugia nel Mali con la zia che la lascia per partire a Niamey, in Niger.Jodelle, sarta di mestiere, si trasferisce dalla capitale Bamako a Gao, nel Mali.Deve fuggire ancora a causa dell’attacco dei Tuareg e intraprende il viaggio ad Algeri.Nel viaggio scopre di essersi ammalata. Poi ospitata in casa di connazionali rifugiati che vorrebbero vendesse il suo corpo per pagarsi il soggiorno.Decide allora di tornare dalla zia di Niamey che l’accoglie a casa sua.Jodelle ha quasi 23 anni, un polmone che le toglie il fiato e un cuore in cerca d’autore.Il viaggio da Algeri è stato penoso a causa delle condizioni della strada.In questo mese di agosto le pioggie sono state torrenziali.

Il Niger si è improvvisamente ricordato di essere imprevedibile.Alla fine della stagione secca gli animali lo attraversavano agevolmente.Ora le sponde si sono rapidamente estese e le parti della città adiacenti al fiume si sono trovate allagate.I quartieri bassi della città sono sommersi.Migliaia di persone hanno perso la casa e i pochi beni che solo i poveri sanno custodire.Anche in altre zone del paese si sono verificati gli stessi inconvenienti.Almeno 20 persone hanno perso la vita in un mese.Compresi alcuni bambini che sono tornati dove erano appena partiti. Anche una piroga con alcune persone a bordo è stata inghiottita dalle acque.Si parla di almeno 94 mila senza tetto.

Uno dei liberiani arrivati oggi a Niamey ha lasciato il paese nel 2004.Si avventura in Costa d’Avorio e raggiunge il Burkina Faso e da lì il Mali e poi l’Algeria.Il suo piano è quello di raggiungere la Spagna dal Marocco.Passano gli anni e viene espulso da Casablanca fino al deserto algerino.Detenuto per qualche tempo in Algeria è accompagnato dalla croce rossa fino al Mali.Scappa nel deserto algerino quando arrivano i ribelli e approda infine a Niamey.Dice di voler rimanere in città il tempo necessario per andare altrove.Ha lasciato suo figlio in Liberia che è come un personaggio senza autore.

Il salario minimo per chi ha un impiego è stato portato a 30 mila franchi.Si tratta di 45 euro.Il Niger è un paese senza sbocco sul mare.Tutto il vendibile arriva dai porti della costa.La vita quotidiana è l’arte di sopravvivere nel e col nulla.Gli affitti in città partono dalla metà del salario in su.E il cibo è caro e bisognerebbe non ammalarsi affatto per essere onesti con la vita.Bisognerebbe che l’educazione scolastica fosse gratuita.Infatti è proprio così per le scuole statali che sono generalmente chiuse per sciopero.Sono pochi gli insegnanti con la formazione adatta e ancora meno quelli col contratto di lavoro.La maggior parte sono precari come le case di terra che sono crollate.Il Niger è precario come la pioggia o la sabbia.Sono precari gli anni e le strade.Sono precari i negozi e le organizzazioni non governative. Sono precari anche i personaggi.Le bollettte della luce e dell’acqua invece no.Arrivano inesorabili come quelle del telefono.

L’altro liberiano è arrivato qualche giorno fa e si è presentato oggi.Dalla Liberia alla Guinea in un campo di rifugiati.Il viaggio in Libia e un lavoro di due anni da manovale finché la guerra lo fa transitare sul suolo algerino.Anche lui cercava l’approdo in Italia finché è stato costretto dalle autorità a lasciare il paese.Manca dal suo paese da quattro anni e ha abbandonato un figlio a Monrovia nella zona di Red Light.Nel mercato di quella zona si trovano in genere le cose che sono state rubate nelle case qualche giorno prima.La gente lo sa e riacquista ciò che le era stato asportato.

Jodelle intanto ha passato la frontiera ed è stata perquisita come di rito.I doganieri e la polizia di frontiera sanno che i migranti nascondono sempre qualcosa di prezioso. I liberiani hanno mostrato le mani nude perché ciò che avevano con loro era invisibile agli occhi. Alla frontiera non hanno scoperto che il cuore di Jodelle era dall’altra parte.

Mauro Armanino,niamey,agosto 2012