Niger: festa della bandiera per i liberiani del Niamey

NIGER – Riceviamo e pubblichiamo la corrispondenza di Padre Mauro Armanino, sacerdote missionario in Niger.  “Somiglia a quella americana.Cambia solo il numero delle stelle.Nella bandiera della Liberia c’è una sola stella.Lone star.Una stella di colore solitario che è circondata da strisce bianche e rosse.E’ una fotocopia dell’America ben ricordava Dean.E’ lui, infatti, che ha fatto il discorso di benevenuto e di presentazione della storia della Liberia agli ospiti della festa.Dean ha tentato la bandiera dell’Europa ed è arrivato fino in Marocco e poi è tornato indietro.Ora spinge i suoi compagni a tornare al paese.La festa della bandiera si celebra il 24 agosto.I liberiani di Niamey hanno preso un giorno di ritardo per ricordarla meglio.Hanno cantato l’inno nazionale come non facevano da anni. L’inno parla della terra della libertà e di un nome che potrebbe dare gloria a chi lo porta.Voci incerte di migranti che hanno impiegato anni per accorgersi che la libertà non è da nessuna parte.Solo esistono i tentativi per violarla e le resistenze per raccontarla.Arrivano quasi quotidianamente da Agadez o dall’Algeria.Uno di loro ha tentato di raggiungere la Spagna con la piroga dalla costa della Mauritania.Diceva che dovevano buttare a mare quelli che morivano nella navigazione.Erano 33 come gli anni che a Nazareth era cominciata un’altra storia.Il mare di Galilea e l’oceano Atlantico sono dello stesso mare.Le stesse barche e anche le stesse burrasche.Gli stessi poteri di allora che hanno obbligato il fragile vascello a tornare alla stessa riva.Quella da cui erano partiti un paio di settimane prima.Anche l’altra riva è la stessa e ormai irragiungibile con le barche dei migranti. La migrazione è diventata un reato anche in Africa e i migranti sono potenziali criminali.La bandiera della Liberia era attaccata con due puntine sulla lavagna.Esattamente come la libertà che i liberiani hanno cercato altrove.E la gloria promessa fa naufragio perché solo le mercanzie sono libere di viaggiare e di spostarsi.Non sono irregolari se non quelle contraffatte.Proprio come la libertà che è tutta una finzione per illudere coloro che non sanno nulla di lei.La bandiera a striscie e la stella solitaria lasciano presagire l’altra riva dove pochi arrivano ad approdare.L’inno nazionale la definisce gloriosa.La libertà invece non si lascia imbrogliare facilmente e si ritira sull’altra riva. Hanno 18 anni entrambi e sono partiti da Monrovia appena tre settimane fa. Uriah e Edward volevano pagarsi gli studi alla Stella Maris di Monrovia. E’una scuola che forma bene ed è cara come lo sono le istituzioni cattoliche.Partiti per andare in Algeria sono stati rapinati di tutto a parte la vita.Vorrebbe tornare in Liberia anche senza la bandiera per continuare gli studi.Tony Doe invece aveva negli occhi l’Europa e si è fermato in Libia. A Sebha ha trovato scampoli di guerra e il suo colore era diventato sospetto.Anche lui dice di voler tornare a Monrovia.Abitava a Randall Street dove i libanesi hanno i migliori negozi di ferramenta.La loro bandiera preferita sono i soldi. I liberiani arrivano e partono da Niamey.Il consolato più vicino si trova a Dakar oppure ad Abudja la capitale della Nigeria.Questo paese vende petrolio e non ha luce a sufficienza per i suoi poveri.Questi ultimi si esportano in Europa con la complicità di molti.Si trovano a migliaia sulle strade italiane e molti di più coloro che cercano la libertà che non hanno a casa loro.I liberiani erano contenti perché da anni non mangiavano un piatto di riso ben cucinato.Il riso è il piatto nazionale e non c’è neppure da pensare che la libertà sia possibile senza il riso.Chi lo ha cucinato con sapienza sono alcune donne rifugiate senza bandiera da anni.La libertà ha il sapore del sale e del riso mangiato in compagnia nella speranza di tornare a casa  un giorno. Loro sanno che le bandiere servono a chi ha il potere o a chi lo vorrebbe conservare.Sanno che  loro vengono usate per mandare gli eserciti nelle trincee dei giochi politici.Ricordano che a causa della bandiera hanno cercato un’altra patria che si chiama col nome di chi apre le frontiere.Le bandiere non portano da nessuna parte e al massimo servono per fare i giochi olimpici.Le medaglie sono quelle che nessuno vede e nessuno celebra.I liberiani queste cose le sanno e allora si dicono che il piatto di riso che non hanno mangiato da anni potrebbe diventare la loro bandiera.”

 

Mauro Armanino, niamey, agosto 2012