La corrispondenza di Padre Mauro Armanino dal Niger

NIGER – Riceviamo e pubblichiamo la corrispondenza di Padre Mauro Armanino missionario in Niger.

Hanno deciso di portargli la bicicletta che suo padre aveva acquistato in Algeria.Così Chris potrà girare sulle impossibili strade di Monrovia.Tra l’edificio del parlamento fino a Broad Street.A suo rischio e pericolo potrebbe avventurarsi fino a Randall Street.La bicicletta era rimasta in magazzino avvolta nel cartone. Smontata quanto basta per il trasporto con i bus che partono ogni giorno da Niamey per Abidjan.Da lì i quattro liberiani che viaggiano domani per Monrovia raggiungeranno il confine con la Liberia.Antony aveva custodito la bicicletta per suo figlio partendo qualche mese fa da Niamey.Non aveva potuto portarla per mancanza di spazio nell’aereo di linea.

Fanny, Edward, Uriah e Dean tornano a Monrovia. Dean dopo oltre 5 anni che lo hanno condotto ai confini dell’Africa mediterranea.Guinea, Mali, Algeria, Marocco e i fili spinati e deserto di Algeria e finalmente in Niger.Era un militare sotto il governo di Tayor e si stavano regolando i conti tra gruppi ribelli e governativi.Dean ha poi capito che la guerra più sanguinosa si combatte alle frontiere dell’Europa.Una volta in Marocco ha rischiato di morire e allora ha deciso di tornare al punto di partenza. Con la bicicletta di Antony che l’ha promessa al figlio Chris.Non avrebbe mai pensato che bastasse così poco per far contento un padre e suo figlio.Ci voleva l’Algeria e i campi di detenzione e il soggiorno a Niamey con una bicicletta tutta da inventare.

 

Ha passato indenne il deserto e le dogane.I controlli di frontiera e le incursioni dei ladri.Il cartone che conteneva la bicicletta smontata ha pazientemente atteso il momento del ritorno.Nel magazzino della cattedrale assieme alle coperte per i migranti e le piastrelle per un’improbabile casa di lusso.Il cartone ben legato era custodito nell’angolo col nome del proprietario.Arriverà a Monrovia tra qualche giorno se riuscirà a passare le ultime incerte barriere della regione.Antony era partito il 22 maggio scorso da Algeri con la moglie e il figlio Chris.Al suo arrivo a Monrovia dopo aver ringraziato ha supplicato per la bici che era rimasta ad attendere il suo momento.

 

Dopo Algeri erano passati a Tamanrasset e Arlit dove si nasconde l’uranio tra i militari.A Niamey erano arrivati con due altre famiglie liberiane.Ha solennemente promesso che sarebbe rientrato al paese di origine.Prima di tornare aveva acquistato una bicicletta per suo figlio.Era il regalo per il giorno che sarebbe diventato grande.Tra le strade di Monrovia che si riempiono d’acqua quando piove e di venditori quando fa bello.Chris potrà giurare che le strade più belle sono quelle che suo padre gli avrà raccontato.Lui era nato in un viaggio che potrà ora continuare in bicicletta.

 

Edward e Nicolas Uriah torneranno in tempo per iniziare le lezioni universitarie.Dicevano che il loro esilio è stato difficile.Non capivano la lingua e neppure il paesaggio.Non ricordavano più perché erano partiti e dicevano di non sapere dove erano passati.Solo aggiungevano che è meglio aggiungere una goccia d’acqua all’oceano che un grano di sabbia al deserto.Chris imparerà che tenere la destra non serve se non occasionalmente.Come a Niamey le biciclette sono poche e viaggiano di nascosto per non farsi notare.Già per le moto la vita è rischiosa e ogni viaggio potrebbe essere il principio della fine.Antony inviava messaggi e chiamava spesso per domandare notizie della bicicletta per suo figlio.Il giorno che la riceverà sarà come il compimente del viaggio.

 

Fanny è arrivata coi capelli finti che luccicavano di colori diversi.Fa la parrucchiera e lei pure torna a Monrovia domattina con gli altri.Aveva paura a fare il viaggio da sola.Le frontiere sono maschili e gestite da militari che si aspettano ricompense in natura quando mancano i documenti di viaggio.Diceva di essere stanca di aspettare e di nascondersi per esistere.Anche in Liberia portano gli stessi capelli variabiliSaranno dunque in quattro a rischiare di solcare i confini che uniscono e separano coloro che viaggiano.Porteranno con loro  la bicicletta smontata in un cartone. Forse era  proprio per questo che erano partiti da Monrovia.

 

                                                                Mauro Armanino, Niamey,Settembre 2012