L’attualità di S. Francesco nell’era della crisi: la riflessione del Vescovo

CHIAVARI – Come avrebbero vissuto i Santi le vicende del mondo di oggi?  Un tempo di crisi, dove è in primo piano il rapporto con i beni terreni. E’ scaturita da questa riflessione l’omelia pronunciata da Mons. Alberto tanasini, nella celebrazione eucaristica presieduta al convento dei frati cappuccini di Chiavari, nella memoria liturgica del Patrono d’Italia. Già questo porta al cuore della spiritualità di San Francesco, testimone della povertà, in un tempo caratterizzato da un grande travaglio sociale, dalla gestazione di un’epoca che stava per sorgere. Godeva di una ricchezza nuova, per l’epoca, Francesco, nuova perchè appannaggio dei nuovi ricchi, i commercianti. Il denaro del padre gli garantisce una giovinezza spensierata, e la sua conversione passa proprio dal distacco da questo mondo in cui cresce. Un distacco radicale, caratterizzato dalla scelta della povertà, una scelta non ideologica, e neppure sprezzante del valore dei beni terreni. E’ un distacco che nasce dall’incontro con Gesù

Francesco scopre la forza povera dell’avere nulla, una forza impensata che attraverso la povertà esprime l’amore di Gesù e l’obbedienza al Padre. E’ la povertà religiosa, che si identifica con Cristo, vuole essere come lui, e si esprime nella sequela di Cristo, nella rinuncia ai beni terreni e nella rinuncia a se stesso. Francesco è povero perchè rinuncia a sè: in questo consiste la sua umiltà, nell’identificarsi con Cristo Crocifisso, e le stimmate sono espressione di tale immedesimazione totale. Francesco si spoglia di tutto e si spoglia di sè: questa è la logica della povertà francescana. Una logica per nulla lontana dalla vita di oggi, perchè insegna che non sono le cose a reggere la nostra vita. Perchè il vero rischio di oggi è questo, che siano i beni a dare un senso alla vita.

Quello di Francesco è un richiamo: non posiamo la vita sui nostri beni, usiamone, ma non cerchiamo di riporre la nostra sicurezza nelle cose, che marciscono.