Il ricordo di Don Gian Crovetto tratteggiato dagli amici del gruppo de “I ragazzi dei Frati”

don giancarlo crovettoSESTRI LEVANTE – Tra le tante passioni che don Giancarlo Crovetto coltivava, un posto particolare occupava la musica e il canto. Era uno dei componenti del gruppo de “I ragazzi dei Frati” con i quali, salute permettendo, si esibiva in pubblico proponento brani di musica folk e popolare. Gli altri cantori del gruppo hanno voluto ricordarlo attraverso uno scritto di Natalino Dazzi, con il quale si rievocano gli albori di un’amicizia iniziata sin dall’infanzia, sino a ricordi più recenti.

Ecco il testo integrale del messaggio:

Era nato negli anni della guerra in Via dei Cappuccini, la stretta via, dominio del vento, che dai Quattro Canti del carrugio porta alla salita del convento. Negli anni ’50 grazie all’attenzione e alla cura di un giovane frate Cappuccino, padre Raimondo, i bambini e i giovani di quella via assieme ad altri delle vicinanze erano assidui frequentatori del convento. Si può dire che la vita di questo gruppo di giovani, del quale Giancarlo – o meglio Gian – era parte attiva, si svolgeva fra la spiaggia della baia di Levante e il convento.
In piena estate questi giovani strinsero rapporti d’amicizia con alcuni turisti attratti dalla gente del quartiere dei frati e dalla baia di Levante. Con una famiglia che arrivava da Firenze i rapporti sono attivi ancora oggi, così come con due francesi che giungevano da Parigi con una Dauphine.
Si passava anche molto tempo nel chiostro del convento a giocare e ad aiutare i frati.
Il momento più importante era la novena dell’Immacolata, i giovani e i bambini facevano i chierichetti alla funzione.
Nel giorno della festa tutti attivi a vendere sul piazzale il calendario dei frati così come a partecipare alla messa solenne e ai vespri del pomeriggio, al termine dei quali eravamo invitati nel refettorio per gli anicini e il vino dolce.
Padre Raimondo costituì una associazione: “I cordigeri”, e presso il convento venne realizzata una biblioteca e pure redatto un giornalino. In quegli anni si ebbero due ricorrenze rilevanti, il centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata e quello dell’apparizione a Lourdes.
A partire dai primi anni ’60, le famiglie lasciarono, una dopo l’altra, le loro abitazioni nel quartiere dei frati, e anche i ragazzi,  ormai giovani, scelsero strade diverse; e per molti di loro le occasioni di incontro divennero rare.
Nel 2004, in occasione del 150° anniversario della proclamazione del dogma, quel gruppo di amici, si ritrovò in una saletta del chiostro del convento: i giovani di allora erano tutti presenti e don Gian  disse: “È grazie all’Immacolata se siamo qui”.
Il padre guardiano invitò don Gian a celebrare la messa solenne del giorno della festa. A partire da quel momento gli amici continuarono a trovarsi. Nel 2006, assieme ai padri Capuccini, realizzarono una mostra nel palazzo comunale, sul convento e sulla vita nel quartiere dei frati.
All’inaugurazione don Gian disse: “I nostri cari sono contenti di vederci oggi qui!”
In quell’attimo aveva unito il presente alla nostra storia di bambini. Sempre per l’inaugurazione, Nino compose un canto popolare: “Se vedemmo dai fratti”.
Cosi attorno a Gian e a Nino si formò un gruppo vocale di canto in genovese: la musica ci aveva riportato all’amicizia degli anni ’50.
In quegli anni, proprio loro due, Gian e Nino, avevano composto una canzone: “Un volto nella sabbia”, con la quale vinsero un festival nazionale per promettenti protagonisti della musica leggera. “Se vedemmo dai fratti” e “Un volto nella sabbia” sono state sempre cantate da don Gian durante gli incontri musicali degli Amici dei Frati.