Ostaggi di guerra in Niger: la corrispondenza di Padre Mauro Armanino

b-423880-21_Niamey_NigerNIGER – La drammatica situazione dei rifugiati e delle vittime della guerra in Africa è una realtà poco conosciuta, ma non per questo inesistente. Ne è testimone in prima persona padre Mauro Armanino, sacerdote missionario in Niger che ci invia questa corrispondenza.  Gli ostaggi. Anne ha quattro anni e suo padre Ulrich 41.Erano ostaggi insieme alla madre di nome Lucia.Le guerre sono fatte di ostaggi e nient’altro.Scudi umani nell’inferno di Gao nel Mali dove la guerra comincia e non finisce mai.Le strategie sono fatte di cartone e di menzogne che tradiscono la sofferenza.Erano scudi umani assieme ad altri migranti intrappolati e minacciati di morte.Sono riusciti a scappare e Ulrich è arrivato prima.Lucia e Anne dovrebbero arrivare a giorni e lui affitta una camera.Sta in attesa sulla soglia e aspetta che il tempo sia suo alleato.Erano partiti da oltre due anni da Monrovia per sedurre la fortuna in Spagna.Tutto è andato bene fino alla frontiera col Marocco col re al soldo dell’occidente.L’Algeria è poco clemente con chi contrabbanda avventure.Preferisce quanti fanno contratti col petrolio e col gas.Poi garantisce gli artificieri delle guerre del Sahel nei dintorni. Frankl è ostaggio dei suoi denti che hanno scelto di incrociarsi.Si trova a Niamey dal mese di settembre dell’anno scorso.Una radiografia, le molteplici estrazioni e una lenta ricostruzione dell’apparato dentario in una clinica privata.Una delle figlie di Frankl si trova in America con la madre.L’altra quattordicenne vive con la madre.Solo una volta ha potuto inviare loro dei soldi.Qualche migliaio di franchi prima che la sua bocca diventasse un laboratorio ambulante.Dice che vorrebbe tornare perché da sei anni non vede la figlia e la moglie Priscilla.Chiede di essere aiutato a comprare il necessario per fabbricare e vendere sacchetti d’acqua fresca.Potrà forse pagarsi il viaggio di ritorno e un regalo per la figlia Elisabeth di cui mostra una foto recente. Johnson è ostaggio di un nome che non ricorda bene.Aveva una manciata d’anni quando suo fratello l’ha trascinato in un campo di rifugiati e da lì in Senegal.Non ricorda i paesi dove ha vissuto e neppure quelli che ha attraversato.Solo gli sembra di avere giocato a calcio nel Soudan finché non è stato espulso solo perché non possedeva un documento.A 25 anni persiste nel pensare che la Spagna non è lontana che un braccio di mare dall’Africa.Non parla il francese e pur essendo elettricista di impianti non collega nulla se non i sogni.Anche sopravvivere gli sembra una scommessa impossibile.A Niamey non ci sono squadre e neppure un campionato.L’attuale nazionale di calcio è tenuta assieme da militari che annaspano tra una stagione e l’altra. Ci sono poi gli ostaggi del tempo.Williams era ritornato al paese appena qualche mese fa dall’Algeria.Un mese di attesa per i suoi documenti e quelli di suo figlio.Aveva dimenticato che nel Paese c’era un’altro figlio che lo aspettava e del quale non sapeva occuparsi.La giustizia lo ha accusato e condannato.Ha dovuto fuggire un’altra volta.Un mattino è riapparso abbassando gli occhi pensando di non essere riconosciuto.Ostaggio di un’identità che è cagionevole e fragile come polvere.Prova a ricominciare prima di tornare ancora sugli stessi passi di una volta.Ostaggio del suo passato in Algeria e delle detenzioni arbitrarie che ne hanno segnato il percorso.Si ostina a inventare scampoli di futuro precario che scivola sul presente come su una passerella. Ruth e James sono entrambi ostaggi della violenza.Quella che si organizza nella grammatica della fortezza del regime dell’esclusione.Ostacoli flessibili e sofisticati del Sistema di Difesa Globale.L’industria della sicurezza e della paura si coniuga con le guerre.Sono migliaia coloro che scompaiono inghiottiti dalla sabbia del mare e dal mare di sabbia.Gli accordi bilaterali e le politiche di respingimento che non concedono alcun spazio per una vita altrove.Raccontano cercando di salvare quello che resta della storia umana.Tramano per evitare le trincee e tracciano inediti sentieri. Confondono le rotte e non arrivano quasi mai all’appuntamento previsto..Si travestono da protagonisti senza il copione di un libro che pochi leggeranno.Dirottatori di utopie e trasgressori di frontiere. Prima di congedarsi Ulrich chiede un rosario qualsiasi da appendere al destino.

mauro armanino, niamey, marzo 2013