Don Nando Negri, “una vita fatta Eucarestia”

don nando negriCHIAVARI – Dov’è si è radicata, come è fiorita, come è germogliata, la fede di don Nando Negri? Ha seguito questo filo rosso, la relazione di Mons. Mario Rollando, al convegno ospitato da Centro Benedetto Acquarone, organizzato a poche settimane dall’avvio della fase diocesana del processo di beatificazione del sacerdote diocesano, fondatore del Villaggio del Ragazzo.
La famiglia, culla e custode del suo credere, innanzitutto, la casa di Corso Millo, a Chiavari, quartiere Rupinaro, in cui don Nando ha vissuto, dopo la morte dei genitori, con i fratelli insegnanti Olga e Luigi. Lui, che nelle materie classiche di cui i fratelli erano cultori, prendeva sempre 4. Comune compagna e sostanza della vita, la fede in Dio, come fondamento, lampada e porta. La fede, che impregnava ogni suo gesto, e coinvolgeva ogni aspetto della sua vita, rendendola pienamente umana.
Mons. Rollando ha poi messo in luce gli aspetti nei quali questa fede si è declinata: nel realismo del quotidiano, nella spiritualità contemplativa che guardava ai bisogni, nel seminare speranza, nell’Eucarestia.
Il realismo della sua fede, che si è espresso in forme concrete di carità, con lo sguardo attento dapprima ai bisogni di un’umanità ferita dalla guerra – venne ordinato prete il 25 aprile del 1945 – e poi alle necessità di una società in continuo mutamento, con una fantasia creativa, mossa e sostenuta da Dio stesso, incarnato nei volti dei più piccoli.
La sua spiritualità monastica, che si esprimeva nel lavoro instancabile, nella solitudine della preghiera che lo aiutava ad entrare nel mistero di Dio e nel cuore del’Uomo, legato ai bisogni concreti non per ragioni di carattere sociologico, ma perchè lì vedeva Dio incarnato. Una spiritualità che si esprimeva nella preghiera come sguardo: perchè il bisogno può essere visto come un problema, o come segno di Dio, già redento dal Suo amore.
I semi di speranza da lui sparsi, che si concretizzavano nella consapevolezza certa del primo intervento necessario: “Se un uomo ha un lavoro”, ebbe a dire, “ha risolto il 70% dei suoi problemi”. Il lavoro come partecipazione responsabile all’opera creatrice di Dio, come promozione umana, parte integrante dell’evangelizzazione.
La sua vita come pane spezzato, infine, la mistica del lavoro che si coniuga nel mistero Eucaristico: perchè che Dio si fosse fatto cibo, era il punto sorgivo del suo lavoro e della sua proposta, declinati in una esistenza che dell’Eucarestia ha fatto la propria forma di vita.