L’ultimo saluto a don Barattini, “testimone di speranza nella malattia”

don giovanni barattiniCHIAVARI – Don Giovanni Barattini ha vissuto il suo sacerdozio come un dono. Lo ha detto il parroco di S. Stefano d’Aveto, don Ferdinando Cherubin, descrivendo il sacerdote, all’inizio della Santa Messa funebre. La messa è stata presieduta dal Vescovo nella chiesa di San Giovanni Battista a Chiavari, dove don Barattini aveva prestato servizio come cappellano per moltissimi anni dopo che, all’inizio degli anni Settanta, era rientrato dagli Stati Uniti. Don Barattini era nativo di S. Stefano d’Aveto, e aveva 93 anni. La messa è stata concelebrata da diversi sacerdoti chiavaresi e altri provenienti della Diocesi di Piacenza – Bobbio, nella quale don Giovanni era incardinato, ed è stata introdotta dal saluto del Vescovo Mons. Ambrosio. Alcuni tratti della sua personalità sono stati descritti anche dal parroco di S. Giovanni Battista, Mons. Enrico Bacigalupo, che ne ha sottolineato l’animo attento e delicato, ed il carattere riservato e schivo, che sapeva però apprezzare l’amicizia, in rapporti di reciproco rispetto. Aveva sempre incoraggiato le novità pastorali, ha spiegato ancora Mons. Bacigalupo. Nella sua omelia il Vescovo ha messo in luce due diversi richiami, suggeriti dalla figura di don Giovanni, il primo relativo all’ultimo periodo della sua vita, quello segnato dalla malattia, durante il quale don Giovanni, che ha speso tanto tempo della sua vita nell’incontro con i sofferenti, andando nelle loro case a celebrare il sacramento della riconciliazione e a portare loro l’Eucarestia, don Barattini è diventato testimone di ciò che ha sempre annunciato, quella parola di speranza che va oltre il disfacimento del corpo, nella crescita dell’uomo interiore. Mons. Tanasini ha poi sottolineato con forza il valore del silenzio fecondo di chi non ha bisogno di mostrarsi per servire il Regno di Dio, una testimonianza importante, ha aggiunto, perchè anche noi sacerdoti siamo tentati di dare un senso alla nostra vita nell’essere approvati; e poi, ha aggiunto, è così difficile stare nel confessionale, nel nascondimento, ma è il primo servizio di un prete, l’essere strumento di Gesù per la salvezza delle anime. La Chiesa, ha poi spiegato il Vescovo, ha molto bisogno di questi preti di buon senso, che sanno vedere e formare i cuori e incontrare le anime, anche le più lontane, strumenti della mano di Dio nella costruzione del grande edificio della Chiesa. Nessuno parla di loro, non avranno riconoscimenti, ma grande sarà la loro ricompensa.