CHIAVARI – L’istituzione dell’Eucarestia e la lavanda dei piedi, il dono di sè da parte di Gesù e il servizio, i due grandi gesti che Gesù compie nell’ultima cena, si illuminano a vicenda, sono necessari l’uno all’altro. Mons. Tanasini lo ha spiegato con chiarezza nell’omellia pronunciata in Cattedrale nel corso della messa In Coena Domini, cuore delle celebrazioni del Giovedì santo e inizio solenne del Triduo Pasquale.
Sono i gesti supremi del Suo Amore, ha detto il Vescovo: l’istituzione dell’Eucarestia come gesto da ripetere nella storia, vivo nella comunità, dono impegnativo da rinnovare. La lavanda dei piedi, umile e solenne, attraverso la quale Cristo prepara i suoi al suo sacrificio supremo, attraverso il quale Egli depone la sua umanità perchè i discepoli abbiano la vita; un dono che mette in condizione chi lo ricevere di ripeterlo, di dare la vita nel servizio reciproco.
Due gesti che nel loro rapporto parlano oggi a ciascuno, perchè dicono con chiarezza che non si può celebrare l’Eucarestia se non nell’atteggiamento evangelico di chi lava i piedi, di chi vive come Gesù ha vissuto quella sera, dando se stesso per gli altri, nella ricerca del bene per ognuno e per tutti. “Non si può celebrare l’Eucarestia”, ha detto Mons. Tanasini, “come un rito senza conseguenze per la vita e non si può vivere l’Eucarestia senza unirci al sacrificio di Cristo che ha invitato a fare questo in sua memoria”. “Siamo chiamati a vivere il mistero della fede”, ha aggiunto ancora il Vescovo, “partecipando al sacramento e portandolo nell’esistenza quotidiana”. “Questa è una urgenza”, ha sottolineato poi il Vescovo, esprimendo l’amarezza per i tanti cristiani che considerano l’Eucarestia superflua, un appuntamento sostituito dalle cose della vita: non si comprende il suo legame con la vita cristiana, e questa separazione mortifica e ferisce la vita.
In conclusione il Vescovo ha invitato a considerare la necessità di partecipare all’eucarestia, dono di Dio e alimento per la vita, indispensabile per trovare la forza di sopportare le fatiche dell’esistenza, e per lodare per la gioia, per sostenere il dono quotidiano di sè nel lavoro, nella famiglia. Ci aiuti il Signore, è stata la sua preghiera conclusiva, a comprenderne tutta la ricchezza e profondità, e l’inarrivabile amore che lo ha donato.