Il Papa a Sarajevo: in corso una III guerra mondiale combattuta a pezzi

Messa Papa a SarajevoSono qui “come pellegrino di pace e dialogo”: con queste parole si è presentato il Papa a Sarajevo: nel suo primo discorso in Bosnia ed Erzegovina, tenuto alle autorità del paese nel Palazzo presidenziale, il Pontefice, ricordando la storica visita di San Giovanni Paolo II, 18 anni fa, ha messo in evidenza la concordia che oggi si vive a Sarajevo, “passata da una cultura dello scontro a una cultura dell’incontro”.
Da secoli -ha ricordato- a Sarajevo, detta la Gerusalemme d’Europa- sono presenti comunità di etnia, culture e religioni diverse, senza che questo “abbia impedito per lungo tempo l’instaurarsi di relazioni reciproche amichevoli e cordiali”. Uscendo dal palazzo presidenziale, il Papa ha liberato delle colombe simbolo di pace davanti alla folla festante. Il Papa ha celebrato la Messa nello stadio Koševo di Sarajevo, ricolmo di gente. La pace è il progetto di Dio per l’umanità, che incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno. Nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati, “una sorta di terza guerra mondiale combattuta a pezzi” -l’ha definita il Santo Padre: la guerra significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore! Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!” Ci sono i costruttori “menzogneri” della pace -ha aggiunto-, che la annunciano a parole, e ci sono gli “artigiani” che la costruiscono davvero ogni giorno, gesto dopo gesto.
La pace – ha concluso il Papa – è opera della giustizia. Solo se si lascia riconciliare con Dio, l’uomo può diventare operatore di pace.