Messaggio dei vescovi della Liguria sulla famiglia

GENOVA – Noi, Vescovi liguri, sentiamo il grave dovere di esprimere, innanzitutto alle comunità cristiane, la nostra preoccupazione per il momento che attraversa la società. Oltre alle persistenti difficoltà economiche e lavorative che pesano su singoli e famiglie, oggi è in gioco la stessa realtà familiare nella sua universale natura di un uomo e una donna uniti in matrimonio: “La differenza e la complementarietà fisiche, morali e spirituali sono orientate al bene del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 224).
La famiglia, così, è il fondamento e il centro della società. E’, infatti, comunità d’amore, grembo di vita, luogo nativo di incontro fra generazioni, palestra di dialogo tra generi diversi, cellula di giustizia sociale, prima risorsa economica del Paese, scuola di umanità nel rispetto del diritto del bambino ad avere padre e madre: “I bambini hanno il diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico (umano), non ideologico” (Papa Francesco).
E’ ingiusto mettere sullo stesso piano realtà diverse che richiedono, pertanto, di essere considerate ognuna in modo proprio, senza che ciò sia ritenuto una discriminazione. Normative che, pur senza parlare di matrimonio, riconoscono gli stessi diritti della coppia sposata a convivenze diverse, contraddicono la specificità e l’unicità della famiglia. D’altronde, l’ordinamento civile già riconosce in modo ampio i diritti individuali per i componenti di altre forme di convivenza. Inoltre, è inevitabile che si producano conseguenze gravi a diversi livelli.
Sul piano sociale: viene svilito l’istituto della famiglia, e la società perde il suo fondamento naturale, nonché il suo futuro che è garantito dalla procreazione dei figli e dalla loro educazione a vivere insieme nella fiducia e nella solidarietà. Anche per queste ragioni lo Stato si impegna con la famiglia, assumendo dei doveri verso di lei attraverso politiche di promozione e sostegno, che chiediamo siano veramente concrete, consistenti ed efficaci. E’ noto che non pochi sono i giovani che desiderano farsi una famiglia e invece non possono.
Sul piano culturale: nella coscienza collettiva viene meno l’identità propria e unica della famiglia, e quindi la sua centralità nella struttura sociale in quanto “soggetto titolare di diritti inviolabili, (che) trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non è, quindi, per la società e per lo Stato, bensì la società e lo Stato sono per la famiglia” (Compendio n. 214).
Sul piano pedagogico: come ulteriore conseguenza, le istituzioni educative saranno tenute ad insegnare un ventaglio di ipotesi affettive che, in contraddizione con il piano della creazione, non aiutano la formazione integrale della persona e accrescono la confusione dei bambini.
Confidiamo che quanti, in questo momento, hanno responsabilità politiche, sappiano assumere decisioni chiare e sagge, liberi da indebite pressioni da parte di organizzazioni internazionali e coscienti che il vero progresso sta innanzitutto nel bene dei bambini che sono i più esposti e indifesi.
Sono sempre illuminanti le parole di Papa Francesco a proposito del rapporto dei cattolici con la vita del Paese: “Nessuno può dire: ma io non c’entro, sono loro che governano (…) Ma io devo collaborare, con la mia opinione, con la mia parola, anche con la mia correzione: non sono d’accordo per questo. Dobbiamo partecipare al bene comune” (Omelia in Santa Marta, 13.9.2013).
In questo contesto, le organizzazioni laicali che, nei modi da loro ritenuti più idonei, si adoperano per l’affermazione della famiglia, meritano l’attenzione di ogni persona di buona volontà.
Invitando alla intensa preghiera, incoraggiamo ogni forma di sostegno alla famiglia, cuore pulsante della società, e rinnoviamo a tutti la nostra vicinanza e la nostra benedizione.