Appello del Papa all’Angelus per i profughi e la pace in Siria

Il dramma dei profughi: il Papa all’Angelus, ha invocato una risposta efficace di tutte le Nazioni, invitando a pregare per la pace in Siria e per le vittime del ciclone che ha devastato le isole Fiji. Il pensiero Francesco è andato poi alla speranze riposte nella cessazione delle ostilità in Siria “…invito tutti a pregare affinché questo spiraglio possa dare sollievo alla popolazione sofferente, favorendo i necessari aiuti umanitari, e apra la strada al dialogo e alla pace tanto desiderata”. Nella catechesi, un monito a non avere una mentalità superstiziosa che fa attribuire a Dio le disgrazie del mondo.  “Gesù rifiuta nettamente questa visione, perché Dio non permette le tragedie per punire le colpe, e afferma che quelle povere vittime non erano affatto peggiori degli altri.” Gesù piuttosto “invita a ricavare” dai fatti dolorosi “un ammonimento che riguarda tutti”, perché tutti siamo peccatori e ci porta a riflettere: “che idea di Dio ci siamo fatti?” “Siamo proprio convinti che Dio sia così, o quella non è piuttosto una nostra proiezione, un Dio fatto ‘a nostra immagine e somiglianza’?” “Gesù, al contrario, ci chiama a cambiare il cuore”: “a fare una radicale inversione nel cammino della nostra vita, abbandonando i compromessi con il male, le ipocrisie, per imboccare decisamente la strada del Vangelo”. “Ma ecco di nuovo la tentazione di giustificarci”: “Da che cosa dovremmo convertirci? Non siamo tutto sommato brava gente, non siamo dei credenti, anche abbastanza praticanti?”. Purtroppo – ha sottolineato il Papa – noi somigliamo a un albero sterile da anni anni e dobbiamo essere grati a Gesù, simile a quel contadino che nel racconto evangelico ottiene dal suo padrone “ancora una proroga per il fico infecondo”“L’invincibile pazienza di Gesù, e la sua irriducibile preoccupazione per i peccatori, come dovrebbero provocarci all’impazienza nei confronti di noi stessi! Non è mai troppo tardi per convertirsi, mai! “Ma è urgente”: “è ora. Incominciamo oggi…” Nei saluti finali, Francesco ha ricordato la Giornata delle malattie rare, che ricorre domani, assicurando una “preghiera speciale e un incoraggiamento” alle associazioni che ne occupano, presenti in Piazza San Pietro.